Carate – «Mamma, quando inizia la scuola?». E’ la domanda legittima di un ragazzino di 16 anni che, a campanella suonata, è rimasto a casa. Contro la volontà sua, dei suoi genitori e della scuola. La domanda è tuttora senza risposta. Marco è un nome di fantasia ma la storia è drammaticamente vera.
Ha sedici e soffre di una forma di autismo molto grave. Residente a Carate, è iscritto all’Istituto Amedeo Modigliani di Giussano. E l’anno scorso, grazie al lavoro degli insegnanti, del docente di sostegno e dell’educatore, il cammino compiuto è stato elogiato dagli esperti. Ma si è interrotto: Marco ha perso le due figure di riferimento, sia l’insegnante di sostegno che è stato trasferito (e il supplente non è stato ancora nominato) sia l’educatore “tagliato” dai bilanci sia della Provincia (competente in questa materia) sia del Comune, cui non compete direttamente il farsi carico del ragazzo, ma, che, al momento non ha trovato un becco di un quattrino.
Passi che non ci siano i soldi per la manutenzione del verde, passi che non ci siano i soldi per sistemare i marciapiedi, ma non passi che non ci siano i soldi per sostenere un diritto fondamentale. Anche se non è di competenza comunale. Il ragazzo ha bisogno di essere seguito in tutte le ore all’interno della struttura scolastica.
Inizia l’andirivieni della famiglia ai Servizi sociali fino al ricorso presentato dai genitori al Tar contro Comune e Provincia. Ha scritto ai ministri Francesco Profumo ed Elsa Fornero, all’assessore provinciale Giuliana Colombo e comunale Cristina Camesasca e regionale Giulio Boscagli il dirigente scolastico dell’Isa di Giussano Cesare Fidia Ferrari in data 16 agosto e, ad oggi, nessuna risposta.
«Conosciamo bene la situazione di questo ragazzo – ha detto l’assessore Cristina Camesasca -. A giugno ho incontrato la madre e illustrato a lei quali passi si potessero fare, poi non ho saputo più nulla e non mi è stata consegnata nemmeno la lettera del preside».
Diversa la versione della famiglia.
«Ho informato puntualmente l’assistente sociale dei nostri passi- ha detto la mamma -. Ma non voglio polemiche. Io mi batto per mio figlio e per tutti gli altri ragazzi. Lui mi chiede quando inizia la scuola, che è il suo spazio vitale, un suo diritto e io non so cosa rispondere. Ho dovuto prolungare il congedo straordinario dal lavoro per poter star con lui, ma mio figlio vuole andare a scuola».
Federica Vernò