Questo è l’inferno dell’AfghanistanStasera Bresciani al Cittadino

Giovedì 20 settembre incontro nella sala conferenze del Cittadino (via Longhi 3, Monza) con Giuseppe Bresciani, autore del libro "L'inferno chiamato Afghanistan": il racconto in diretta di alcuni mesi passati tra le tensioni e l'umanità del Paese mediorientale. Ne parlerà con l'autore il direttore Giorgio Bardaglio. Dalle 21, ingresso libero.
Questo è l’inferno dell’AfghanistanStasera Bresciani al Cittadino

Monza – «Kabul, 7 agosto 2010. Il vaso sembra colmo. Non è un vaso qualsiasi, ma il vaso di Pandora, gonfio di tutti i mali del mondo. Temo stiano per uscire fuori e scorrazzare insieme alle Erinni. Da poche ore e agenzie di stampa hanno diffuso la tragica notizia che nella provincia nordorientale del Badakhshan (fin qui ritenuta tranquilla) sono stati rinvenuti i cadaveri di otto medici oculisti: cinque uomini e tre donne. Più precisamente: sei dottori americani, una tedesca e una britannica». Facevano parte del personale di una organizzazione umanitaria e di lì a poco – estate di due anni fa – l’Afghanistan mostrerà a Giuseppe Bresciani il suo «cuore di tenebre». Gli aerei in volo, il coprifuoco, la tensione, la violenza. Bresciani in Afghanistan c’è stato in prima persona per tre mesi, in quell’estate, e quell’esperienza è diventata “L’inferno chiamato Afghanistan” (170 pp, 14.90 euro): il libro sarà presentato  giovedì 20 settembre, nella sala conferenze del Cittadino, in via Longhi 3 a Monza (dalle 21, ingresso libero). Sarà il direttore del giornale, Giorgio Bardaglio, a dialogare con l’autore, comasco, che ha deciso di ampliare e sistemare le corrispondenze scritte in quei mesi per il quotidiano “La Provincia”, aggiungendo «piccole tessere di vetro variopinte di un mosaico che on regge il confronto con gli affreschi socio-politici dei professionisti del reportage. Ma io non sono un giornalista -avverte – sono solo un viaggiatore che osserva, racconta ciò che vede e cerca di trasmettere stati d’animo». Quelli vissuti nell’inferno mediorientale, con una convinzione: «Sarebbe un errore imperdonabile considerare la pace un diritto inalienabile».