Processo alla cricca, Ponzoni:«Con me Pennati si è arricchito»

Difese all'attacco di Sergio Pennati, il grande accusatore di Massimo Ponzoni, alla ripresa del processo in cui quest'ultimo è imputato di corruzione. L'ex assessore regionale brianzolo: «Ma con me Pennati è diventato ricco».
Monza, processo a PonzoniAccuse dell’ex socio Pennati

Monza – Difese all’attacco di Sergio Pennati, il grande accusatore di Massimo Ponzoni, alla ripresa del processo in cui quest’ultimo è imputato di corruzione e altre accuse assieme all’ex vice presidente della provincia Antonino Brambilla, l’imprenditore Filippo Duzioni, l’ex sindaco di Giussano Franco Riva, e l’ex assessore provinciale Rosario Perri. Se Pennati ha ribadito che in questi anni ha fatto il “faccendiere” per Ponzoni, al quale avrebbe dato “soldi in continuazione”, i difensori dell’ex assessore regionale desiano del Pdl, gli avvocati Luca Ricci e Sergio Spagnolo, hanno sottoposto l’ex socio di Ponzoni Pennati ad un lungo controesame.

Le difese puntano a dimostrare che Pennati, invece, si è arricchito personalmente, prelevando ingenti cifre dai conti delle società gestite con Ponzoni, acquisendo un tenore di vita molto elevato, con tanto di macchinoni e casa di lusso. A proposito di soldi, invece, Pennati ha raccontato un episodi in cui, con Ponzoni, sarebbero andati in una gioielleria di Casatenovo nella quale avrebbero fatto ‘spese’ per 100mila euro, tra Rolex e bracciali di diamanti. Le prime accuse di Sergio Pennati, ex socio in affari di Ponzoni, sono riportate in un manoscritto del 4 marzo 2009, sequestrato dagli inquirenti nove mesi dopo, nel quale l’imprenditore stila un elenco delle “malefatte” di Ponzoni, accusandolo di “minacce in stile mafioso”, tanto che lo stesso temeva per la propria vita.

Al “testamento” di Pennati, la procura arriva da alcune intercettazioni effettuate durante l’indagine Infinito sulla ‘ndrangheta lombarda, dalle quali era emerso il grave dissesto della società Pellicano, un’immobiliare che Ponzoni conduceva in società con altri politici regionali lombardi (non indagati). Dalla Pellicano, a cascata, i pm Donata Costa, Giordano Baggio e Walter Mapelli hanno scoperchiato un presunto giro di malaffare che ha caratterizzato politica ed affari in Brianza dalla metà del decennio scorso in poi.

Piani regolatori “manipolati” in cambio di poltrone alla neonata provincia di Monza, uffici del Pirellone usati per affari privati, accuse di peculato per la gestione dei fondi Irealp, quando Ponzoni era assessore regionale. Corruzione, concussione, bancarotta fraudolenta i reati contestati. Rinviati a giudizio immediato, gli imputati hanno deciso tutti di andare a dibattimento, dove stanno dando battaglia per dimostrare “l’infondatezza delle accuse”.
Federico Berni