Mobilità per il no alla SardegnaConcorezzo, il caso della Ceccato

Se si potrà parlare di accordo o di rottura delle relazioni tra sindacato e azienda lo si saprà solo il 23 aprile. Nel primo incontro con la Ceccato intanto è stato ipotizzato un percorso di mobilità per chi non seguirà la produzione da Concorezzo alla Sardegna.
Mobilità per il no alla SardegnaConcorezzo, il caso della Ceccato

Concorezzo – Se si potrà parlare di accordo o di rottura delle relazioni tra sindacato e azienda lo si saprà solo il 23 aprile. A quella data infatti è stato aggiornato l’incontro tra i vertici del gruppo Ceccato e i rappresentanti dei lavoratori. «Dall’incontro di martedì 17 – ha detto Eliana Dell’Acqua della Fim-Cisl – siamo usciti con un minimo d’intesa sugli ammortizzatori sociali: chi deciderà di non seguire la produzione entrerà in un percorso di mobilità. Purtroppo non incentivata».
E l’alternativa sarebbe stata solo peggiore per i circa trenta lavoratori dell’azienda concorezzese. Infatti sarebbe in capo al datore di lavoro spostare la produzione a Macomer, ma «una volta aperto lo stabilimento – prosegue la Dell’Acqua – se i dipendenti non si presentano sul posto di lavoro, si potrebbe aprire una pratica di licenziamento per giusta causa, visto che si configurerebbe uno stato di assenza ingiustificata».

A Concorezzo ci sono due rami del gruppo Ceccato spa, la Ceccato srl e la Universal four. La “Srl” si sposterà senza appello oltremare, mentre per la Universal four ci potrebbero essere degli spiragli: «In totale sono sei dipendenti – ha concluso la sindacalista – e per le loro produzioni non sarà obbligatorio andare in Sardegna». Il 20 aprile i rappresentanti sindacali incontreranno i dipendenti della Ceccato e spiegheranno la situazione. Da lì si capirà se i lavoratori accetteranno le proposte dell’azienda e, quindi, sottoscriveranno un accordo, oppure si mobiliteranno con qualche azione di protesta.
Lorenzo Merignati