Agrate Brianza – La protesta noTem approda ad Agrate. Le bandiere confezionate dal presidio permanente hanno fatto capolino su qualche balcone. Quanto basta per dire che qualcosa in paese si sta muovendo, una sorta d’iniziale fermento sull’onda della ben più corposa protesta popolare cresciuta nel corso degli anni nel resto della tratta, con il baricentro della Martesana.
Franco Porta, titolare di una società che si occupa di energie sostenibili, ha sistemato il drappo noTem al suo balcone, proprio alle spalle del municipio. «Ho partecipato alla manifestazione del 18 marzo al presidio della Bragosa di Pessano con Bornago – ha raccontato Porta – e lì ho incontrato altri ragazzi di Agrate interessati all’argomento e convinti della necessità di contrastare la realizzazione di questa infrastruttura. In quell’occasione ho visto per la prima volta il progetto dettagliato di quest’opera mastodontica, e la domanda che sorge spontanea è una sola: ma la Tem serve davvero?».
I dati che Porta snocciola sono quelli elencati anche durante l’ultimo presidio: tre corsie per senso di marcia, 32 chilometri di tracciato, altri 38 chilometri di nuove strade, caselli autostradali. «È un’opera enorme che si inserisce in un contesto di forte urbanizzazione e di grande traffico – ha continuato -. Certo, qui ad Agrate, a tutto ciò si aggiunge il problema dell’interconnessione tra l’A4 e la A51, pena ritrovarsi sommersi dal traffico. Io però mi chiedo anche se, un domani, non penseranno di realizzare un collegamento diretto tra la tem e la tangenziale esistente, tagliando in verticale nel verde che da Omate sale a nord».
Mentre la voce dei cittadini sale, anche e soprattutto nell’annunciata imminenza dell’apertura dei cantieri della est esterna, i sindaci dei Comuni coinvolti dal tracciato martedì sera a Paullo hanno deciso di adire le vie legali per fermare la realizzazione dell’opera. Il vizio di forma che potrebbe consentire di impugnare il via libera del Cipe (Comitato interministeriale di programmazione economica) si riferisce a una normativa che regolamenta alcuni tempi di attuazione. In estrema sintesi: dalla delibera Cipe di approvazione del progetto definitivo, entro cinque anni avrebbero dovuto essere allestite le procedure di esproprio. Oggi di anni ne sono passati sette. Al sesto anno è intervenuta una nuova norma, varata dal governo Berlusconi, per ampliare questo lasso di tempo a sette anni, ma le verifiche legali che i Comuni hanno condotto indicano la possibilità che il procedimento che presiede alla realizzazione della Tem sia comunque decaduto.
«Vedremo se procedere come associazione dei Comuni, cosa che sarebbe auspicabile, o se per gruppo di Comuni», ha spiegato Luigi Riccio, assessore all’Urbanistica. L’altro fronte legale al vaglio dei Comuni è il ricorso per impugnare l’accordo di programma che prevedeva, tra l’altro, l’attuazione di un protocollo del ferro, con i prolungamenti delle linee metropolitane fino a Paullo e Vimercate, ancora disatteso, «è un accordo che in gran parte non è stato rispettato», ha chiarito Riccio.
Sul tavolo restano poi almeno altre due questioni, enormi. Da un lato la garanzia effettiva che i cantieri potranno aprire e procedere come da ruolino di marcia, visto che la disponibilità economica reale è solo quella del prestito ponte da 120 milioni di euro dichiarata poche settimane fa, somma che rappresenta neppure un decimo del costo totale dell’opera. Dall’altro, il nodo irrisolto dello svincolo tra Agrate e Caponago. Valore 87 milioni di euro, non finanziati. Senza questa interconnessione tra l’autostrada A4, sulla quale si innesta Tem, e la tangenziale esistente, nella viabilità dell’est Brianza piomberà il caos.
Anna Prada