Monza – Intanto c’è il cibo, be’, quello è inevitabile. Ma i piatti che propone Pietro Leemann del ristorante Joia di Milano seguono le regole inderogabili del biologico e del biodinamico e non prevedono l’artificialità. Poi ci sono le ricerche del Politecnico di Torino e di Nicola Pugno, che cercano di replicare le virtù della tela del ragno e la presa sulle pareti dei gechi o l’antiadesività delle foglie di loto per scoprire nuove tecnologie. E c’è anche una città, Stoccolma, dove il sindaco Sten Nordin ha vinto il premio Green capital 2010 tra tutte le capitali mondiali per avere amministrato un territorio urbano risultato il migliore per qualità dell’aria, trasporti pubblici, contributo al cambiamento climatico, aree verdi, trattamento dei rifiuti. Sono solo sogni? No, secondo gli organizzatori del Green street festival, che quattro giorni dedicati all’ambiente e alla sostenibilità che investiranno Monza da oggi a domenica intendono fornire le prove. Una rete articolata di iniziative e appuntamenti, tavole rotonde ed esempi pratici, laboratori didattici, proposte d’arte e feste per celebrare la natura e lo sviluppo.
«Per un nuovo rapporto tra l’uomo e il territorio» dice l’associazione che ha ideato il progetto (www.greenstreetmonza.com) che soprattutto ha come obiettivo di presentare, durante il festival, i migliori esempi prodotti in Italia e non solo negli ultimi anni e creare un catalogo replicabile di quelle esperienze. Il punto di partenza è un convegno internazionale che giovedì 26 maggio, dalle 9.30 alle 18.30 porta al teatrino della Villa reale (ingresso libero) non solo Pietro Leemann, Nicola Pugno e Sten Nordin, ma anche Alberto Bertone, amministratore delegato di Acqua Sant’Anna, società che «è convinta che la rivoluzione ecosostenibile si possa avverare anche con i prodotti di largo consumo» e Mario Bellini, architetto che ha di recente progettato la Green tower della Deutsche bank di Francoforte, in città per parlare di costruzioni e committenza illuminata. Con loro anche Richard Ingersoll, dell’Università delal California, che parlerà di “agricivismo”, l’idea di utilizzare le attività agricole anche in contesto urbano per potenziare la vita civica.
A moderare il convegno Ruggero Montrasio, ideatore dell’intero festival con Michela Genghini e Doda Fontana Gulfi: «Perché il festival? Perché siamo convinti che sia assolutamente indispensabile immaginare e costruire un nuovo rapporto tra i cittadini e le amministrazioni pubbliche – risponde Montrasio – è un momento storico, per molti fattori: e in questo momento pensiamo più che mai sia necessario sporcarsi le mani, in senso positivo, cioè diventare propositivi». Un’operazione che Green street interpreta appunto raccogliendo a Monza esempi concreti, modelli da seguire, condividere tutto questo con le istituzioni stesse, con i cittadini e con le aziende.
«Apparentemente nel mondo succede tutto, sotto il profilo della coscienza di un nuovo rapporto tra uomo e ambiente – aggiunge Montrasio – Qui no. Ma non sono questioni rinviabili». «Promuovere la cultura del verde e del rispetto del verde» aggiunge Michela Genghini, con riferimento, per esempio, a un territorio che risulta tra i più urbanizzati (cementificati) d’Italia, secondo solo al napoletano. «Il festival cercherà di mettere in relazione e a confronto i differenti ambiti del sapere le diverse esperienze, per restituire un quadro organico di come si possa ripensare la relazione uomo-natura. Green street racconterà un mondo apparentemente parallelo dove già la tutela e la riflessione su questi temi sono processi in atto». Non resta, dicono, che copiarli.
Massimiliano Rossin