Monza – Mezzo secolo, tanto è trascorso dal terribile incidente che domenica 10 settembre 1961 durante il secondo giro del Gran Premio di Monza portò alla morte del pilota Ferrari Wolfgang Von Trips e di quattordici spettatori. Una tragedia che nell’onda dell’emozione portò persino a mettere in discussione non solo il circuito di Monza, considerato comunque il più sicuro del mondo, ma l’intera Formula 1 nella sua accezione di sport velocistico. Proprio sulle colonne del Cittadino la tragedia prese le dimensioni di un d-day. Eccone la cronaca.
La gara era appena iniziata, si stava correndo il secondo giro quando le due auto sono venute in collisione e la vettura di Wolfang Von Trips è decollata sul terrapieno della seconda curva della parabolica, travolgendo i tifosi dietro le recinzioni. Come spesso accade, non è facile stabilire di chi fosse la responsabilità dell’incidente che ha portato la morte di 15 persone. E il ferimento di altre 25. La Ferrari di Von Trips e la Lotus di Jimmy Clark correvano vicine e si avvicinavano alla seconda curva della parabolica (quella di Vedano): il pilota tedesco, fino a quel momento leader dalla classifica mondiale, si affianca sulla destra di Clark e tagliava verso sinistra rallentando nei pressi della curva. E’ proprio in questa fase che la ruota posteriore di Von Trips è venuta in collisione con la anteriore di Clark, da li le due vetture hanno perso il controllo. E da quel momento si è scatenato l’inferno. Mentre la Lotus del neozelandese ha perso velocità viaggiando lungo il terrapieno che frena la sua corsa, la Ferrari di Von Trips viene catapultata in alto e si è schiantata sulle recinzioni dietro le quali si affollava la gente.
Non è facile stabilire se la causa della collisione possa essere stata l’imprudenza di Von Trips che ha attuato una manovra azzardata, tagliando la strada a Clark nei pressi della curva, o se lo stesso pilota neozelandese è stato poco lesto a pigiare il piede sul freno, vedendosi superato da Von Trips, evitando di urtarlo. I testimoni dell’epoca forniscono testimonianze dalle quali non è facile risalire ad una versione incontestabile. Giancarlo Baghetti, pilota della vettura che tallonava le due macchine coinvolte nell’incidente, ha affermato che la manovra di Von Trips non era azzardata e ha avanzato addirittura l’ipotesi del guasto della manopola del freno di Clark che non sarebbe riuscito a rallentare in tempo. I due pneumatici, in un modo o nell’altro, sono venuti in contatto e l’auto di Von Trips si è trasformata in una macchina di morte. La fatalità ha voluto che, proprio nella zona dell’incidente, fosse parcheggiata dietro le recinzioni un’auto che ha impedito alla folla di scappare, decine di persone vengono travolte dall’auto impazzita.
La scena che si è presentata ai soccorritori accorsi sul luogo della tragedia è straziante: corpi devastati dall’impatto con la vettura e urla dei superstiti. Tra loro un gruppo di valdaostani che assistevano ad un Gran Premio di Formula 1 per la prima volta. I corpi di alcuni di loro erano talmente straziati che la bara che portava il nome di Von Trips venne scoperchiata perchè si scoprì che la salma all’interno non corrispondeva al nome inciso sulla targhetta di bronzo. Gli organizzatori hanno deciso di non interrompere la corsa per non creare panico tra la gente. E Phil Hill portò a casa una delle vittorie più tristi della storia della F1. Il circuito di Monza finì sotto inchiesta per le misure di sicurezza ritenute da molti insufficienti. Giancarlo Sanesi, all’epoca ex pilota Alfa Romeo, scagiona il circuito monzese e accusa l’imprudenza dei piloti: ben 25, all’epoca, sono morti in soli 6 anni.
Andrea Trentini