Gli attori Downfanno pubblicità

Gli attori Downfanno pubblicità

Monza – Guidano la macchina, si laureano, vivono da sole o in coppia, in piena autonomia. Sono persone con sindrome di Down. Sono volti e storie di chi, ogni giorno, combatte con quella vita che ha un cromosoma in più, ma lotta soprattutto contro le troppe discriminazioni. Ed è una nuova cultura quella che può aiutare a superare i luoghi comuni che accompagnano le persone con la sindrome. Una cultura nuova per vedere con occhi diversi. Perché è questo quello che troppo spesso accade: per la persone con sindrome ci sono percorsi paralleli, distanti dalla normalità, che invece è l’unica vera strada per vivere davvero. Il messaggio per la Giornata mondiale delle persone con sindrome di down, celebrata il 21 marzo, vuole proprio puntare sull’integrazione, sulla normalità. La scelta della data non è casuale: la sindrome, detta anche Trisomia 21, è caratterizzata dalla presenza di un cromosoma in più – tre invece di due – nella coppia cromosomica numero 21 all’interno delle cellule. CoorDown, Coordinamento nazionale associazioni delle persone con sindrome, e Saatchi & Saatchi, prestigiosa agenzia di pubblicità, si sono per l’occasione unite per una innovativa campagna di comunicazione. Il 21 in tv, sulla stampa e su www.coordown.it sono state lanciate le versioni alternative di spot e campagne di alcuni dei principali marchi, italiani e internazionali, nei quali gli attori originali sono stati sostituiti da attori con sindrome di Down. Averna, Carrefour, CartaSi, Enel, Illycaffè, Pampers, Toyota hanno aderito all’iniziativa (per vedere gli spot www.coordown.it.). «Oggi sono numerose le persone con sindrome inserite attivamente nella società – rimarca Manuela Colombo, presidente di “Capirsi Down” associazione monzese che raccoglie 120 iscritti – si tratta di persone che lavorano e praticano, ad esempio, attività sportive a livello agonistico. Per dire che è necessario guardare alle persone che hanno un cromosoma in più con occhi diversi, con la lente dell’integrazione, per creare intorno a loro una rete di rapporti, di relazioni, che non li costringa a rinchiudersi in un mondo fatto sì a misura, ma distante dalla vita di ogni giorno e dalle emozioni che offre».
Capirsi Down
– E l’integrazione, nella normalità, parte anche da una sede adeguata. Proprio quella che manca a “Capirsi down”. E che nella normalità, a un’associazione così non dovrebbe affatto mancare. Gli spazi assegnati all’ex ospedale di via Solferino, quattro locali, due senza riscaldamento, si sono pure allagati per un guasto circa un mese fa. Attualmente i soci, non senza disagi per i propri utenti, (oltre al lavoro di segreteria e consulenza a sostegno delle famiglie, ci sono corsi per i ragazzi, con psicologi ed altri esperti, momenti di confronto e amicizia per i genitori) restano negli spazi dell’ex ospedale. La direzione si è impegnata a rimettere in ordine i locali. Ma il problema resta. «Continuiamo – rimarca Colombo – a non avere un contratto che ci rassicuri. Il Comune ci dice che spazi alternativi non ve ne sono e le proposte fatte richiederebbero un impegno economico da parte nostra impossibile da sostenere». Ma l’associazione, difficoltà a parte, continua il proprio impegno. Domenica 25 marzo alla Casa del volontariato di via Correggio, invita all’annuale Festa dei girasoli, dalle 15.30 alle 18. Merenda, musica, giochi per i piccoli e quattro chiacchere per i grandi per tutti coloro che vogliono conoscere ”Capirsi down”.
Arianna Monticelli