Formigoni: «Legislatura alla fine»In 2mila chiedono le dimissioni

Duemila persone sotto il Pirellone a Milano per chiedere le dimissioni del presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Che in consiglio regionale annuncia: «Legislatura giunta al termine». Mentre Maroni al Corriere della Sera si propone come sostituto.
Formigoni: «Legislatura alla fine»In 2mila chiedono le dimissioni

Monza – Quasi duemila persone hanno risposto alla convocazione del presidio sotto il Pirellone per chiedere le dimissioni del presidente Roberto Formigoni. Lunedì sera la piazza ai piedi del nuovo palazzo della Regione si è riempita alla parola d’ordine di #liberalasedia, l’hashtag che ha riunito le opposizioni di centrosinistra dopo gli arresti e gli scandali degli ultimi mesi. Lunedì sera di nuovo dopo il presidio della settimana scorsa seguito all’arresto dell’assessore Zambetti (accusato di avere comprato voti dalla ‘ndrangheta) e alla mobilitazione della primavera. In piazza i partiti, i sindacati, le associazioni, i cittadini e gli studenti.

«L’ultima settimana» – Formigoni ha archiviato la manifestazione come «fisiologia della democrazia» e ha preso atto delle dimissioni presentate dai consiglieri del Pdl. «Questa legislatura è giunta al termine – ha detto martedì nel suo discorso in Consiglio regionale – Alla decisione assunta ieri dai consiglieri del Pdl, mi auguro ne segua una analoga da parte di almeno altri 15 consiglieri per porre termine in tempi rapidissimi a questa legislatura». Poi, Formigoni ha spiegato che intende «dare vita alla nuova giunta, di persone esterne alla politica, nel corso di questi giorni e pertanto questa è l’ultima settimana di vita di questo consiglio regionale. Dopodichè si potrà andare a elezioni in tempi rapidissimi». I 45-90 giorni indicati proprio lunedì per andare al voto.

Le aspirazioni della Lega – Della crisi lombarda è tornato a parlare anche il segretario leghista Roberto Maroni, intervistato dal Corriere della Sera: «Io credo che Formigoni debba mantenere i nervi saldi. Anche io, se avessi dovuto dare ascolto soltanto alla pancia, avrei dovuto staccare subito la spina alla giunta lombarda», ha detto sottolineando che «la Lega certamente aspira a indicare come presidente della Regione un suo uomo» e che «la massima ambizione di un federalista, senza dubbio, è quella di poter governare la propria Regione. Per quanto mi riguarda, ne sarei onorato, e posso anche dire che sarebbe per me certamente più importante e gratificante che non fare il ministro. Ma è ovvio che non sarà certo questa la condizione per la prosecuzione dell’alleanza. Non è certo una questione personale».
E sull’accordo di Roma: «Era su tre punti: l’azzeramento dell’attuale giunta, una nuova legge elettorale, l’approvazione della legge di bilancio entro Natale. Cose che io torno certamente a sottoscrivere anche ora. E dunque, la Lega non ha rotto alcun patto. Io non ho preso alcun impegno per arrivare al 2015».