Don Carlo Gnocchi è beato:in 50mila in piazza Duomo

Don Carlo Gnocchi è beato:in 50mila in piazza Duomo

Milano – Il padre dei mutilatini è Beato. Cinquantamila persone hanno affollato piazza Duomo a Milano per il rito della beatificazione di don Carlo Gnocchi. Una santità, quella di don Gnocchi, che nella stessa piazza, nel 1956, nel giorno dei funerali del sacerdote di San Colombano al Lambro, un ragazzo scelto dall’allora arcivescovo Montini per portare il suo saluto profeticamente riconobbe. E il cardinale Dionigi Tettamanzi, in chiusura dell’omelia di ieri mattina, ne ha fatto proprie le parole: «Prima ti dicevo: “Ciao don Carlo”. Oggi ti dico: “Ciao, san Carlo”». L’urna in cristallo dal peso di 500 chilogrammi con il corpo di don Gnocchi è stata portata a spalla dagli Alpini dalla chiesa di Santo Stefano in un composto corteo di chierichetti, scout, membri e amici della Fondazione don Gnocchi. Monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione dei santi e delegato di Benedetto XVI, ha pronunciato la formula di beatificazione, emozionando 50mila fedeli raccolti in preghiera in piazza Duomo. Nello stesso momento Silvio Colagrande e Amabile Battistello, che recuperarono la vista grazie alle cornee donate da don Gnocchi in punto di morte, hanno sollevato il drappo bianco che copriva l’urna. In quel momento è stata scoperta anche la gigantografia appesa sulla facciata del Duomo.

L’omelia del cardinale – Circa 50mila fedeli, tra i quali 15 mila alpini in rappresentanza delle 81 sezioni italiane, hanno partecipato alla solenne liturgia, presieduta dall’arcivescovo di Milano. A tutti Tettamanzi, nell’omelia, ha ricordato: «Don Carlo ha saputo coinvolgersi con dedizione entusiasta e disinteressata non solo nella vita della Chiesa, ma anche in quella della società. E lo ha fatto coltivando con grande intelligenza e vigore l’intimo legame tra la carità e la giustizia: una carità che “tende le mani alla giustizia”, egli diceva. Noi possiamo continuare la sua opera chiedendo oggi alla giustizia di tendere le mani alla carità. Don Carlo è stato mirabile nell’operare una sintesi concreta di pensiero e di impresa, appellando alle diverse istituzioni pubbliche e insieme alle molteplici forme di volontariato, ponendo come criterio necessario e insuperabile la centralità della persona umana sempre onorata nell’inviolabilità della sua dignità e nella globalità unitaria delle sue dimensioni – fisiche, psichiche e spirituali – insistendo sull’opera educativa e culturale come decisamente prioritaria per lo sviluppo autentico della società».

Don Gnocchi profeta di speranza
–  Monsignor Amato nel suo saluto ha sottolineato l’attualità della figura di don Carlo Gnocchi «profeta di speranza e eroe della carità, che continua a ispirare impegno e imitazione». Al termine della Messa il collegamento in diretta televisiva con piazza San Pietro a Roma. Dopo la preghiera dell’Angelus, Benedetto XVI ha rivolto «uno speciale saluto alle migliaia di fedeli radunati a Milano, in Piazza del Duomo, dove stamani è stata celebrata la liturgia di beatificazione del sacerdote don Carlo Gnocchi. Egli, che aveva trascorso la sua giovinezza a Montesiro di Besana dove celebrò anche la sua prima messa, fu dapprima valido educatore di ragazzi e giovani. Nella seconda guerra mondiale divenne cappellano degli Alpini, con i quali fece la tragica ritirata di Russia, scampando alla morte per miracolo. Fu allora che progettò di dedicarsi interamente ad un’opera di carità. Così, nella Milano in ricostruzione, don Gnocchi lavorò per "restaurare la persona umana" raccogliendo i ragazzi orfani e mutilati e offrendo loro assistenza e formazione. Diede tutto se stesso fino alla fine, e morendo donò le cornee a due ragazzi ciechi. La sua opera ha continuato a svilupparsi e oggi la Fondazione Don Gnocchi è all’avanguardia nella cura di persone di ogni età che necessitano di terapie riabilitative».

Le parole del Papa
– Il Pontefice ha fatto quindi proprio il motto della beatificazione di don Carlo Gnocchi:«Mentre saluto il Cardinale Tettamanzi, Arcivescovo di Milano, e mi rallegro con l’intera Chiesa ambrosiana, faccio mio il motto di questa beatificazione: "Accanto alla vita, sempre"». Sulle note di “Signora delle cime”, l’urna, fra l’applauso dei fedeli, è stata, quindi, trasferita a spalle dagli alpini nella chiesa di San Sigismondo, nella Basilica di Sant’Ambrogio, dove resterà esposta alla devozione dei fedeli fino a domani (martedì) quando verrà collocata nella cripta del centro Don Gnocchi “Santa Maria Nascente” di via Capecelatro a Milano, in attesa di essere posta nell’altare della vicina chiesa ora in costruzione.

Cerimonia imponente
– La celebrazione, presieduta da Tettamanzi, è stata concelebrata da 211 sacerdoti, 18 vescovi e dal cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della congregazione per i Vescovi. Significativa la presenza di 216 carrozzine, 1.000 chierichetti, diverse centinaia di scout, oltre 15.000 alpini tra cui 20 combattenti reduci della Campagna di Russia, gli stessi che condivisero con don Gnocchi l’esperienza drammatica della Prima guerra mondiale. I labari degli alpini e gli striscioni hanno testimoniato la presenza di fedeli da tutta Italia. Tra i gruppi provenienti più da lontano quelli di Acerenza e Tricarico (Basilicata), Salerno e Sant’Angelo dei Lombardi (Campania), Falconara Marittima (Marche), 7 pullman dalla Toscana (Firenze e Marina di Massa). Singolare l’impresa di 7 operatori dei centri “Don Gnocchi” di Roma, partiti sabato scorso in bicicletta dalla capitale e presenti ieri in piazza. Significativa la presenza dei gruppi provenienti dalla Sierra Leone, dall’Ecuador, dal Rwanda e dalla Bosnia. In piazza, tra le autorità, anche Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, Ferruccio Fazio, Viceministro alla Salute, Mario Mantovani, sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Letizia Moratti, sindaco di Milano, Guido Podestà, presidente della Provincia di Milano, Gianluigi Panigada, sindaco di San Colombano al Lambro e altri 18 sindaci, una folta rappresentanza di besanesi tra autorità civili, religiose e Alpini, Marcello Bellacicco, Capo di Stato Maggiore Comandante Truppe Alpini, Pietro Fabbris, presidente nazionale Unione Reduci di Russia, Giuseppe Arcaroli, presidente nazionale associazione Vittime di Guerra, Corrado Perona, presidente pazionale Associazione nazionale alpini, Vincenzo Passarelli, presidente nazionale Aido, la senatrice Emanuela Baio, il parlamentare Lino Duilio, Patrizia Toia, Silvia Costa (Parlamento europeo) e alcuni assessori del Comune di Milano.
Federica Vernò