Desio – Per incontrare i genitori e gli insegnanti delle scuole di Desio, arrivano tutti i candidati. Anche chi finora ha scelto di non partecipare ai faccia a faccia, chi aveva scelto di non confrontarsi con gli altri e di non rispondere alle domande della gente. I comitati genitori hanno fatto centro e nella palestra delle scuole Pertini hanno convinto a sedersi nove dei dieci aspiranti primi cittadini.
Assente Giovanni Campisi, di Forza Nuova. A moderare il dibattito, Alessandro Crisafulli e la sua clessidra che detta i tempi degli interventi. Di tempo ne ha poco Tiziano Garbo: deve raggiungere presto Villa Buttafava, per la cena col presidente Formigoni. Giusto l’opportunità di seguire l’intervento del dirigente Gianni Trezzi: “Cosa possiamo fare noi della scuola perchè ciò che è successo a Desio lo scorso luglio con l’operazione Infinito non accada più? Abbiamo solo l’arma dell’educazione”.
Spiega che sette scuole di Desio, una di Campobello di Licata, il Comune, l’Università Cattolica e sei agenzie educative del territorio partecipano insieme al progetto ‘Desio sicura’. Cosa chiede il dirigente? “Verificare la possibilità che il progetto possa essere sostenuto anche se non dovessero arrivare i finanziamenti dell’Ansas”.
Non fa in tempo invece (sempre Garbo), ad ascoltare l’intervento dell’altra dirigente scolastica, Alda Riva: “La sicurezza nelle scuole è in calo. Il programma di realizzazione non è stato completato. I tetti sono da rifare, entra acqua. Le finestre non sono a norma. La scuola statale dell’infanzia (S.Maria, ndr) è senza mensa, è vecchia, antica, importante, ma da rivedere. La popolazione scolastica aumenta, ma le aule no”. Un quadro non certo esaltante. “Le strutture sono usate correttamente? Lo spazio deve essere per i bambini, per la scuola, non per altro”.
Si riferisce alle palestre usate per tante attività? Alle aule o agli auditorium utilizzati per incontri? “Occorre una revisione dell’utilizzo degli spazi scolastici, per sfruttare al meglio gli edifici per i bambini. E poi, c’è il diritto allo studio da garantire. Le risorse invece sono calate. Siamo ridotti in condizioni di povertà. Riceviamo 50mila euro da dividere nei tre plessi, 20 euro a bambino, quando nei centri vicini ogni istituto riceve dal comune 60mila euro. Per fortuna ci sono gli sponsor, ma se i fondi arrivassero dal Comune, le spese potrebbero essere scelte da noi, non a scatola chiusa. E le fasce deboli? Le esigenze vanno aumentando. Cosa dobbiamo dare a questi bambini? Noi pensiamo che ciò di cui hanno bisogno sia un futuro sicuro”.
Hanno fatto centro con le presenze, i comitati genitori, ma qualcuno ha da ridire sui contenuti degli interventi dei candidati sindaco. Cosa possono fare i politici? Cosa debbono fare? Pubblichiamo le lettere sinora ricevute sull’argomento ed offriamo ospitalità a quanti vorranno ancora portare il proprio contributo.
Eg.Fa.