Monza – Una prova di muscoli, ora. Una prova di resistenza, poi. Si risolve in questo braccio di ferro la schermaglia Milano-Roma, che riporta su posizioni distanti l’Automobil club milanese e il suo fratello maggiore, quello nazionale. Perché l’invocata dimostrazione di forza, corso Venezia ha deciso infine di darla. Ma ora, di fronte al dito puntato dell’Aci nazionale, resta da vedere quanto Carlo Edoardo Valli e i suoi avranno voglia di rivendicare la legittimità della loro autonomia.
Tema della disputa è la decisione di dare «indirizzo di sospendere dall’incarico l’attuale direttore dell’autodromo, Enrico Ferrari, al centro di indagini giudiziarie della Procura di Monza», come si legge nel comunicato Aci di venerdì. «Decisione assunta dal nuovo consiglio di amministrazione di Sias». Quello che, contestualmente, aveva deciso di affidare la presidenza della Sias stessa proprio a Valli, affidando il ruolo di amministratore delegato al suo diretto predecessore, Fabrizio Turci. Valli e Turci, Turci e Valli, che sono poi direttore generale dell’Ac Milano e presidente dello stesso.
Potrebbe essere un gioco delle tre carte, ma è innanzitutto uno smarcamento da Roma e dal presidente Angelo Sticchi Damiani, che non consultato preventivamente ha poi espresso la sua «preoccupazione per il Gp d’Italia. Non credo che Turci abbia l’esperienza per gestire l’organizzazione di questo evento».
Una guerra a distanza, quindi, che riprende senza essere – di fatto – mai finita. Se è vero che le decisioni assunte dall’Ac Milano non hanno avuto l’unanimità. Il club, di fronte a sé, aveva di fatto due alternative. Appellarsi al decreto legislativo 231/01 sulla responsabilità degli enti, dando luogo con la sospensione cautelare all’iter per il licenziamento, e dando al tempo stesso la possibilità di presentazione delle motivazioni di difesa.
Oppure, sospendere Ferrari in attesa di giudizio. Senza Ferrari, da sempre uomo vicino a Bernie Ecclestone e vero ponte tra la Fia e l’autodromo di Monza, si apre però un cratere che sta ora proprio a Valli, nella sua duplice posizione di presidente Sias e Aci, colmare. Senza fare a meno però di Federico Bendinelli, sin qui amministratore delegato Sias su diretto input proprio di Ecclestone.
Dopo le dimissioni di Bendinelli, il cui mandato era in scadenza il 31 dicembre, sull’ex amministratore della Sagis (la società di gestione dell’autodromo di Imola) è ricaduta di nuovo la fiducia dell’asse Valli-Turci, nel solco della continuità con gli ultimi, tribolatissimi, mesi di amministrazione dell’autodromo, fuori e dentro dalle sue bolle. È lui, in qualità di consulente esterno, ad assumere in questa fase di transizione il ruolo di virtuale ministro degli esteri. Un ruolo esterno, per ora, che un domani potrebbe assumere connotati ben diversi.
Che l’autodromo possa ora camminare con le sue gambe è per molti una speranza tutta da confermare. Perché, a livello innanzitutto d’immagine, c’è da garantire una certa credibilità internazionale. Visto che tra meno di due mesi si torna a correre, con la prima gara mondiale delle Wtcc, già prevista per il 24 marzo. Poi, come il calendario ha ufficializzato in questi giorni, le Superstars il 7 aprile e il ritorno della Superbike il 12 maggio. Anticipato di qualche giorno, rispetto alle precedenti stagioni, l’appuntamento con la Coppa intereuropa storica, quest’anno in pista il 2 giugno. Dopo il Festival dello Sport dell’Ussmb del 15 e 16 giugno, Formula Renault e Supercars al 7 luglio, prima dell’appuntamento con il Gp di Formula 1 all’8 di settembre. Il 6 ottobre sarà poi la volta del Gt Open, dell’European Formula 3 e dell’Italiano di Turismo endurance. Tra gli altri appuntamenti di cartello, chiudono il weekend Aci Csai del 20 ottobre e il Rally Show del 24 novembre. Previsioni di Sticchi Damiani permettendo, ovviamente. Perché se salta il Gp, a Monza salta tutto. O viceversa, come si paventa.
Stefano Arosio