Mezzago – Si potrebbe chiamare il favoloso mondo di Denise. Anche perché lei, Denise Galdo, nel film di Jeunet che racconta la vita della cameriera di Montmartre Amélie Poulain ha ritrovato molto di sé. «Apprezzo le piccole cose e questo stimola la mia creatività», dice la cantante salernitana definita come la rivelazione della musica indipendente italiana e artista Mtv New Generation. Denise, solo Denise quando sale sul palco, sarà al festival Primomaggio organizzato da Neverland a Mezzago (apertura porte dalle 15 di sabato 30 aprile e concerti fino all’alba dell’1 maggio). E con lei il Bloom assumerà le sembianze di una cameretta da riempire di suoni, colori, favole.
«Ho iniziato in camera registrando demo autoprodotte – continua l’artista che cura in proprio anche tutta la parte video – poi ho fatto molte esperienze live con una formazione duttile (Alessandro Di Liegro, chitarra e programming, Romina Zitarosa, basso, chitarra, xilofono e tastiere, Emilio D’Arco, batteria, Antonio Pappacoda, batteria, Davide Viola, violoncello e chitarre) capace di adattarsi a tutte le situazioni. Ed è arrivata la visibilità grazie a Gianni Maroccolo e a “Burning flames”. È nato così il progetto Denise, che mi rispecchia in pieno: canto ciò che mi piace essere e comunico ciò che voglio dire in una chiave favolistica. Un linguaggio semplice che richiamo anche a livello musicale con motivi dolci e orecchiabili suonati con strumentini giocattolo, arpe, sonaglini e tutto ciò che adoro. Rendono tutto più vero, come se stessi suonando ancora in cameretta».
La svolta nella carriera di Denise è arrivata nel maggio del 2010 quando, lavorando con Gianni Maroccolo in veste di produttore artistico e Lorenzo ‘Moka’ Tommasini in veste di sound engineer e coproduttore artistico, ha iniziato la registrazione di “Dodo, do!” (uscito in ottobre per la nuova factory Al-kemi Records).
«Anche qui c’è la favola: il dodo è un uccello estinto, che molti ignorano sia esistito veramente per attribuirlo all’immaginazione. Il dodo è un personaggio del paese delle meraviglie di Alice, per me è il limbo tra realtà e fantasia ma ognuno di noi dà la propria interpretazione. Il “do” invece è l’invito ad agire e quindi a portare la favola nella realtà».
Melodie soffici e una voce dal timbro molto particolare, quasi infantile, sono le caratteristiche distintive. Così come l’inglese. «È più semplice per me perché ritengo che sia una lingua più facilmente plasmabile, a livello metrico e musicale, e che si adatta meglio alle mie sonorità. In italiano scrivo favole e racconti e non escludo, un domani, di cantare in italiano: mi piace lo stile poetico e sognante degli anni ’50-’60, quello di Tenco e Mina».
Un mondo a parte, sembra. «Sono decisamente fuori da una serie di cose, fuori dagli schemi – si analizza – Forse è il modo che da sempre ho per non vivere le cose che mi fanno stare male: non concepisco la politica, tante cose che succedono in Italia, un certo modo di fare informazione. Cerco di comunicare energia positiva e per questo mi piacciono quei concerti che consentono il contatto col pubblico: se comunichi in modo sincero, pulito e spontaneo, chi ascolta reagisce lasciandosi andare».
Anche per questo, per diverso tempo, Denise ha cercato il contatto attraverso le bolle di sapone, invitando il pubblico a giocare con lei: «Creavano tanto imbarazzo all’inizio, soprattutto negli uomini, ma serviva solo il tempo per rompere il ghiaccio».
Chiara Pederzoli