Agonia e morte del gelso secolareCosì l’incuria ha ucciso la storia

L'incuria, l'abbandono. Così è morto il gelso centenario che sorgeva in centro ad Agrate Brianza. Pochi secondi e la grande pianta, settimana scorsa, è schiantata al suolo. Inevitabile l'intervento dei vigili del fuoco: per tagliarla.
Agonia e morte del gelso secolareCosì l’incuria ha ucciso la storia

Agrate Brianza – «Evento naturale sì, perché l’albero è schiantato da solo. Ma questa fine è dovuta all’incuria, a una manutenzione non adeguata». Il verdetto emesso da Luigi Villa, neopresidente del parco del Molgora e agratese, non lascia margini di dubbio. E si somma al giudizio popolare che già lunedì pomeriggio tanti agratesi hanno pronunciato davanti al gelso crollato di via San Paolo, mentre guardavano i pompieri che tranciavano brocche e fogliame e accusavano il Comune di non aver curato a dovere la pianta.

«Le relazioni degli agronomi ci sono e avevano previsto una potatura per lo scorso anno, che infatti è stata effettuata a giugno. Anche le piante hanno un loro ciclo di vita e una loro fine», ha riassunto Alberto Ferretti, assessore all’Ecologia, riferendo di una situazione sotto controllo. «A me non pare proprio – ha commentato una residente della zona -. Quale manutenzione? Noi non vedevamo mai nessuno. Tanti contadini, gente che lavorava in campagna, dicevano da tempo che era diventata troppo grande, che il tronco avrebbe ceduto. Andava curata meglio. E meno male che lunedì pioveva e non c’era nessuno seduto lì sotto e neppure i ragazzi che tornano da scuola e che passano proprio lì».

Inevitabile che ora gli occhi siano puntati sul gelso antico di villa Corneliani, con i suoi trecento anni. Del resto, il Morus alba, questo il suo nome scientifico, è una pianta longeva, può arrivare a 200-300 anni di vita, in qualche caso supera i cinque secoli. «Il gelso non è una pianta autoctona, veniva regimentata per la produzione di fogliame per la bachicoltura – ha ripercorso Villa -. Se non viene curata, cresce a dismisura. Ogni due anni richiede la capitozzatura, averla lasciata andare in quel modo, con la chioma enorme, la sovrapposizione di rami intrecciati tra loro, non poteva che avere quell’esito. Andava riportata alla sua conformazione storica. Per il gelso di villa Corneliani, ho già segnalato che è affetto da un fungo, e serve intervenire in fretta».

Di storie da raccontare, il gesto di via San Paolo, un tempo la Curt di Malgurit, ne ha tante. «Ricordo che settanta anni fa qui c’era un grande cortile, con le stalle, l’orto, il gelso e una pianta di prugne e subito qui dietro, da Cassina Torriggia, si usciva fuori in campagna. La pianta di prugne è morta poi, mentre il gelso ha continuato a crescere – ricorda un’agratese che abita lì accanto allo spiazzo ora vuoto -. Eravamo in tanti bambini e giocavamo, correvamo, e il gelso c’era, come c’era quando sono cresciuta e poi invecchiata». Riferimento per generazione dopo generazione, dalla fine dell’Ottocento, alle due guerre, alla ripresa del Paese e al trasformarsi di Agrate da terra agricola a industriale. In tempi più recenti, punto di ritrovo per gli adolescenti, per chiacchierare, per stare in compagnia e tirar tardi la sera.
Anna Prada