Che cosa ne sarà dell’attività culturale della Villa Reale? Restano nel piatto le questioni tecniche – la biglietteria, tanto per incominciare, la ristorazione, anche se viene annunciata come “alta” – ma sulle intenzioni del Consorzio che la gestisce e che la gestirà da quest’anno in prima persona, ora, se ne sa qualcosa di più. Di certo la conferma a quanto anticipato dal Cittadino la scorsa settimana, la riapertura “repubblicana” della Reggia: cinque giorni di iniziative tra il 29 maggio e il 2 giugno.
Poi, il futuro. A raccontarlo sono le carte del programma triennale della Reggia, pubblicate nei giorni scorsi. Dove nell’area di competenza stretta del direttore generale Giuseppe Distefano, si legge il disegno generale del riallestimento culturale della Villa dopo l’addio del concessionario privato. Almeno per l’arco di tempo compreso tra il 2021 e il 2023. Un piano che, nelle intenzioni, intende “rispondere in maniera soddisfacente alle esigenze di crescita dell’ente”, cioè il Consorzio. “Sarà altresì un triennio di notevole implementazione di attività di valorizzazione culturale considerate le gestioni attivate nel corso degli ultimi anni. Ci saranno inoltre attività volte al rilancio internazionale della Villa Reale: gemellaggi, grandi mostre, collaborazioni con Istituzioni prestigiose, valorizzazione delle attività sportive all’interno del Parco, ecc ecc”.
Il Consorzio “prevede lo sviluppo delle relazioni con le Regge italiane ed europee, con musei nazionali ed internazionali e altre istituzioni culturale tra le quali la Fondazione Teatro alla Scala, il Museo Real Bosco di Capodimonte, La Venaria Reale, la Fondazione Real Sito di Carditello, la Biblioteca Reale di Torino. Particolare attenzione sarà posta nella valorizzazione di un programma culturale ed artistico del corpo centrale della Villa Reale, che dal 2021 sarà gestito in forma diretta dal Consorzio”.
Il corpo centrale. Intanto, appunto, la Villa stessa, che intende proporre un nuovo percorso di visita organico intitolato “Dagli Asburgo ai Savoia” che ha come obiettivo “rilanciare l’identità e l’immagine della Villa Reale” che “saranno programmate iniziative culturali che valorizzeranno il percorso di visita nell’intero primo piano nobile per la prima volta, in coerenza con le vicende storiche”.
Tradotto: non saranno più gli appartamenti reali da una parte (già gestiti dal Consorzio) e il resto della Villa a raccontare la storia del capolavoro di Piermarini, ma un progetto organico al quale sarà associata per esempio la Cappella reale (“sarà attivato un percorso di visita e iniziative culturali singole. Sarà implementato, di intesa con il ministero dei beni culturali, l’ideazione di un progetto di musealizzazione e di valorizzazione degli arredi mobili appartenenti alle collezioni della Cappella”) o del Teatrino di corte (dove saranno “avviati progetti di studio e analisi della storia degli spazi al fine di definire l’identità del luogo, recentemente oggetto di restauro conservativo”). Per il teatrino viene ipotizzata una direzione artistica, una suo cartellone di spettacolo specifico ed eventuali “visite guidate e attività ludico didattiche”.
Gli arredi storici. Un capitolo a sé riguarda gli appartamenti reali dei Savoia (primo piano nobile) e le sale di rappresentanza, quest’ultime parte dell’estinta concessione: il Consorzio scrive che “in collaborazione con il ministero per le attività e beni culturali verrà costituito un gruppo di lavoro interdisciplinare al fine di programmare e realizzare il graduale riallestimento degli spazi secondo un progetto scientifico. Sarà data particolare attenzione a promuovere attività di studio archivistico per catalogare, conoscere gli arredi e beni mobili delle collezioni storiche di proprietà statale. Si cercherà in particolare, in coerenza con le destinazioni e nuove funzioni, di ricollocare gli stessi negli ambiti originali. Saranno promosse campagne di restauro di beni mobili e arredi”. Insomma: si avvicina il sogno di ritrovare parte almeno degli arredi smistati in tutta Italia nella prima metà del Novecento? Così suggeriscono le carte del Consorzio, che riservano un capitolo anche per i “servizi educativi”, che la Reggia vuole attivare e aumentare “con la programmazione di numerose visite interattive e coinvolgenti dedicate alle diverse fasce d’età. I laboratori permetteranno di vivere e conoscere in prima persona la dimora storica promuovendone la conoscenza ed incentivando la sensibilità, la curiosità e la creatività attraverso il contatto con l’arte e la storia”.
Serrone, Serre, Roseto. Fuori dal corpo centrale, Serrone, Serre reali e roseto. Per l’Orangerie (il Serrone) l’identità è quella dello spazio espositivo principale: Distefano, che firma il programma, parla dell’attivazione di “azioni di sinergia e collaborazione con enti consorziati ed esterni al fine di programmare grandi eventi espostivi che rivalutino il rapporto della Reggia con il territorio sviluppando la conoscenza della cultura dell’arte”, che si traduce in mostra, anche se un paragrafo sottolinea che data “la duttilità degli spazi contenuti nell’Orangerie gli stessi si candidano ad essere sede di importanti esposizioni non solo artistiche a livello nazionale e internazionale oltreché di numerosi eventi culturali” e insomma non sarà uno spazio dalla vocazione univoca (e per il corpo centrale non sembra esserci per ora un destino espositivo). “Negli anni 2021/2023 si vedrà il susseguirsi di grandi esposizioni di alto profilo. Proseguirà la sperimentazione del progetto Grandi Maestri con collaborazioni con le più prestigiose agenzie di realizzazione di eventi espositivi italiane ed estere” quindi monografiche dedicate agli artisti storicizzati. Per le Serre reali i documenti parlano di “azioni diversificate di valorizzazione del luogo e della collezione botanica”, mentre per il Roseto “Niso Fumagalli” le intenzioni riguardano la sua fruizione e la sua conoscenza.
I Giardini e la Scala. Uno spazio destinato a maggiori interventi culturali sembrano essere i Giardini reali, luogo destinato a “un palinsesto di manifestazioni ed eventi tesi alla restituzione del patrimonio storico e paesaggistico del complesso monumentale” che passano sì dai restauri di Tempietto, Antro di Polifemo e censimento degli alberi monumentali, ma ratificano già la presenza di “Piano City” a maggio e nello stesso mese di Monza Visionaria al Roseto, a “spettacoli di teatro-danza e balletto anche in collaborazione con la Fondazione Teatro alla Scala”, di un non meglio precisato “il mondo in un giardino”, un “palinsesto di eventi culturali di varie discipline artistiche”.
Poi il Gran premio di Formula 1, ovviamente, e la Mezza di Monza, ma anche il Festival del Parco (in autunno), che “ verrà implementato nella forma del format aprendolo a realtà di parchi nazionali e internazionali al fine di analizzare e attuare nuove best-practices”.
Il polo scientifico del Mirabello. A definire fino in fondo le destinazioni e l’utilizzo delle tante strutture del Parco sarà il masterplan (di cui per ora non si sa nulla), ma per uno degli edifici fondamentali della Reggia qualche idea c’è, si legge nelle carte.
“Il complesso delle Villa Mirabello-Mirabellino, edifici settecenteschi dei conti Durini, godono di una collocazione baricentrica rispetto al Parco. La consistenza edilizia di Villa Mirabello e la sua importanza storico-architettonica la rende idonea a svolgere il ruolo di polo scientifico museale dell’intero complesso. Nell’edificio saranno attivate azioni di restauro conservativo del bene. Saranno avviate iniziative culturali di conoscenza del cantiere di restauro” nell’attesa del rinnovo dell’accordo di programma per l’ex caserma IV Novembre – quello che ha dato vita alla sede della Provincia ai confini con Lissone – che teoricamente dovrebbe permettere di restituire il Mirabellino (oggi del Demanio statale) ai beni di Monza, Milano e Regione, quindi del Consorzio stesso.