«Il suo volto lo ricordo ancora bene». Sono passati quasi settant’anni, ma i dettagli affiorano nitidi, più precisi ora rispetto a qualche tempo fa. A parlare così è Antonio Vanzati, classe 1931. Lo ha fatto in un’occasione ufficiale, giovedì 25 aprile, in municipio a Vedano al Lambro.
Qui, il sindaco Renato Meregalli, l’assessore alla Cultura Selene Dirupati e i rappresentanti dell’Anpi di Vedano hanno inaugurato la mostra “Brianza partigiana”. Vanzati vuole prendere un impegno con se stesso e davanti a tutti: lasciare una memoria scritta delle conoscenze dirette di fatti, persone e circostanze.
È così che accenna al viso di Enrico, un giovane soldato dell’esercito tedesco, di stanza a Vedano nel periodo dal 1943 e il 1945. «Enrico era un fervente cattolico, avrà avuto una ventina d’anni quando io ne avevo dodici o tredici – aggiunge Vanzati -: chiuse più di un occhio sugli incontri che don Luigi Mauri, coadiutore dell’oratorio, teneva in casa sua il martedì sera con alcuni giovani del paese. Non era catechismo: volevamo progettare il nostro futuro dopo il fascismo, parlando di valori, democrazia, libertà, partecipazione. Fra i presenti, io ero uno dei più giovani, altri ragazzi dell’oratorio erano del1928 e 1929».
Alle 22 scattava il coprifuoco, il divieto di uscire di casa: il soldato Enrico, nazista suo malgrado più per dovere di appartenenza alle forze armate germaniche che per convinzione personale, sapeva quando e dove far girare la ronda. La casa del sacerdote era l’edificio davanti alla chiesa, attuale sede della Caritas: un luogo significativo, dato che sul muro a sud, il 3 dicembre 2005, venne posta la targa intitolata a don Enrico Mapelli, parroco dal 1919 al 1933.
Nel 2004, Vanzati aveva già affidato qualche suo pensiero al fascicolo “Ricordi ancora vivi”, curato da Vittorio e Gabriella Farchi, che scrivevano: «Don Luigi Mauri, nel periodo della guerra, riuniva spesso i ragazzi ancora troppo giovani per la leva, ma il suo pensiero era costantemente rivolto a quelli partiti per il fronte. Distribuiva ad ogni ragazzo all’oratorio la foto di un soldato invitandolo a pregare ogni sera per la sua salvezza. Antonio Vanzati conserva ancora la foto del suo “raccomandato” ed ha la soddisfazione di averlo visto tornare, sia pure dopo la dolorosa esperienza del fronte».