This Is The End, la mostra a Monza e i suoi artisti: Silvia Serenari e la filosofia

Il 18 maggio alla Reggia vernice per la collettiva che si interroga sui tanti, troppi baratri su cui si affaccia il mondo: i protagonisti.
Silvia Serenari, Naturalis et Artificialis 2, stampa inkjet su carta baritata, 40x40 cm (2023)
Silvia Serenari, Naturalis et Artificialis 2, stampa inkjet su carta baritata, 40×40 cm (2023)

Countdown per la mostra This Is The End che un gruppo di artisti ha promosso dal basso trovando, di passo in passo, una rete sempre più larga di collaborazioni, compresa quella del Cittadino che è media partner del progetto. L’appuntamento è alla Reggia di Monza, nella sala convegni (a fianco del teatrino) dal 19 maggio e fino al 9 giugno, con inaugurazione sabato 18 alle 16.30.

La collettiva raccoglie le opere di Elisa Cella, Nicola Evangelisti, Nadia Galbiati, Roberto Ghezzi, Elena Ketra, Camilla Marinoni, Andrea Meregalli, Gabriele Micalizzi, Silvia Serenari, Matteo Suffritti, che hanno costituito allo scopo l’associazione culturale And come nuova realtà promotrice di iniziative artistiche e propone nel titolo, la canzone dei Doors presente anche nella colonna sonora di Apocalypse Now di Coppola: quel film ha nel dna Cuore di tenebra di Joseph Conrad: due opere, ricordano gli artisti, che “fanno riflettere sullorrore, sulla follia e sulla psicologia umana. La mostra vuole essere infatti un grido proposto dagli artisti, da sempre sensibili alle vibrazioni che il mondo produce e custodi della loro rielaborazione”. L’arte – scrivono – fa da tramite per mettere in comunicazione le varie scienze coinvolte, interroga il presente e chiama professionisti e pubblico a una riflessione collettiva per affrontare le sfide per il futuro. Ecco i profili degli artisti.

This Is The End, la mostra a Monza e i suoi artisti: chi è Silvia Serenari

Artista: Silvia Serenari
Tema: siccità, incendi e bellezza

Silvia Serenari
Silvia Serenari

Silvia Serenari è nata a Piombino nel 1974. All’età di vent’anni inizia un percorso di ricerca artistica e spirituale che la porta a frequentare vari centri di meditazione e a iscriversi alla facoltà di Filosofia di Pisa. Nel 2000 si trasferisce a Roma e, parallelamente alla ricerca artistica e agli studi, inizia a lavorare stabilmente con una compagnia di teatro, occupandosi, oltre che delle scenografie e dei costumi, della parte organizzativa e saltuariamente di performance sul palcoscenico. Per tre anni ha operato in teatri prestigiosi come Argentina e Vascello di Roma, Caio Melisso di Spoleto, “Degli Avvaloranti” di città della Pieve. Nel 2008 si è tenuta la sua prima mostra personale di rilievo: “Anima Urbis, Iter Perfectionis” nella galleria Dora Diamanti Arte Contemporanea di Roma. Dal 2003 le sue opere sono state esposte in spazi pubblici e privati in Italia ed all’estero. Tra questi: Gilda Contemporary Art di Milano, E3 artecontemporanea di Brescia, la Galleria Roberto Peccolo di Livorno, l’Antico Monastero di Missaglia, il Museo Civico di Chiusa, il Must, museo del territorio di Vimercate, Il Palazzo dei Priori di Viterbo, il Museo Pietro Canonica di Roma, la Stazione Palais-Royal di Parigi, la Kamalnayanan Bajaj Art Gallery di Mumbay, il Castel Sant’Angelo di Roma.

È stata finalista al premio Terna 01, al Gemine Muse, a tre edizioni del Premio Combat e, selezionata con i lavori video, in varie edizioni del premio Musae. Silvia Serenari segue da 30 anni un cammino personale intriso di filosofia, religione, esoterismo e simbolismo alchemico, con l’intento di avvicinare quel meraviglioso mondo visionario al suo percorso artistico, creando così un lavoro denso di spiritualità e richiami al sacro. Le sue opere mostrano un forte legame con atmosfere legate alla sacralità sia della cultura occidentale sia di quella orientale. Nel 2004 ha esordito con Anima Urbis, la ricerca dell’anima nella città: un cammino spirituale e contemplativo nel caos metropolitano espresso attraverso il linguaggio video e la fotografia digitale rielaborata al computer. Negli ultimi anni la ricerca dell’anima si è spostata dalla città alla natura, trovando la sua naturale espressione, oltre al video e alla fotografia, nella scultura, nell’istallazione e nei rituali collettivi.