Silvia Meroni presenta a Seregno il suo libro sul cardinal Martini e gli anni di piombo

Il testo ricostruisce come il porporato visse gli anni del dramma del terrorismo. L'appuntamento è stato voluto dall'associazione Dare un'anima alla città
Da sinistra, don Francesco Scanziani, Silvia Meroni, don Guido Gregorini, vicario parrocchiale del Ceredo, e Franco Frigerio, presidente dell’associazione Dare un’anima alla città

«Della serata mi sono piaciuti più aspetti: la risposta numerosa da parte del pubblico, che non credo vada attribuita al fatto che giocassi in casa, ma all’impegno degli organizzatori; la presenza dei giovani, in particolare di una quattordicenne, che degli anni di piombo ha parlato in occasione del suo recente esame al termine del ciclo della secondaria di primo grado; infine, le argomentazioni uscite nel dibattuto, che testimoniano la volontà degli adulti di ricostruire quei pezzi di verità che, purtroppo, ancora oggi mancano». Silvia Meroni, ausiliaria diocesana originaria del quartiere seregnese del Ceredo, oggi parte della comunità di Cesano Maderno e docente del liceo Parini di Seregno, commenta così l’incontro che venerdì 16 settembre, nella sala parrocchiale di viale Tiziano intitolata a Giulio Consonni, proprio al Ceredo, nell’ambito della patronale della Beata Vergine Addolorata, è stato promosso dall’associazione Dare un’anima alla città, per la presentazione del suo libro Carlo Maria Martini e gli Anni di piombo”, pubblicato da Ancora nel 2020. Ha partecipato don Francesco Scanziani, relatore della prima tesi di laurea di Meroni.

Anni di piombo: la ricostruzione della ricerca

«Nell’estate del 2008 -racconta Meroni -, in un appuntamento con liceali e post liceali trentini, ho conosciuto Vittorio Bosio, che nella strage alla stazione di Bologna del 1980 perse la sorella, il cognato ed il nipotino. Era la prima volta che Bosio, medico di Como, parlava della sua esperienza. Con don Francesco, abbiamo deciso di approfondire quegli anni, provando ad interpellare Martini, che era ancora in vita. Abbiamo scoperto quanto il vescovo sia stato vicino alle vittime ed al loro dolore. Del resto, arrivava da Roma, dove accanto a Paolo VI aveva vissuto il dramma del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro, ed al suo insediamento a Milano si trovò di fronte ad un’escalation del terrorismo. Stava incontrando per la prima volta il clero ambrosiano, quando lo informarono dell’assassinio di Vittorio Bachelet, mentre quando fu ucciso all’università statale Guido Galli ruppe gli schemi della curia ed accorse, trovandosi tra i primi davanti al cadavere». La ricerca è durata un decennio: «Ci siamo rivolti anche ai familiari delle vittime, riscontrando percorsi di rielaborazione del dolore significativi. A malincuore, abbiamo registrato da parte della Chiesa poca attenzione alle vittime ed ai loro familiari. Martini invece si lasciò coinvolgere da questo dolore ed il suo è un esempio da seguire. Le vittime sono per la Chiesa una possibilità di avvicinamento al mistero di Gesù, che per primo è stato assassinato da innocente».

Anni di piombo: l’attenzione per il libro

Il volume di Meroni è stato gratificato da importanti rilanci dalla terza pagina del “Corriere della Sera” del 10 febbraio 2020 e dalla trasmissione di Rai StoriaPassato e presente”, in onda il 2 e 3 marzo dello stesso anno, in cui è stato indicato tra i tre libri più significativi per conoscere Martini. «Un onore ed un dono» ha commentato l’autrice.