Quando il 20 dicembre del 1979 i (tanti) spettatori di Monza che si sedettero al cinema per vedere “Mani di velluto” con Adriano Celentano ed Eleonora Giorgi spalancarono con ogni probabilità gli occhi intorno al 25esimo minuto della pellicola: davanti a loro il Molleggiato a bordo di una Vespa e solo apparentemente in fuga finiva diritto dentro la fontana davanti alla Villa reale. E a soccorrerlo arrivava lei, l’attrice scomparsa il 3 marzo per un tumore al pancreas e ricordata coralmente come una delle icone italiane del cinema anni Ottanta.
Quando Eleonora Giorgi salvò Celentano: il tuffo nella fontana di Monza

Un antesignano dei successivi cinepanettoni degli anni Ottanta e Novanta, per tanti versi: mandare nelle sale un film con nomi di così ampio richiamo alla vigilia delle feste era una garanzia di successo per il produttore Mario Cecchi Gori e per i registi Castellano e Pipolo. Non a caso il primo si aggiudicò l’anno dopo il David di Donatello per la produzione e il film si classificò sesto per incassi nel periodo 1979-80.
La storia? Quella dell’ingegner Quiller, imprenditore e inventore di un cristallo antirapina venduto in tutte le gioiellerie del mondo e proprio per questo ricco e odiato dalla famiglia di Tilli (Giorgi), tutti della “ligera“, la criminalità incruenta della vecchia Milano. Lei è una borseggiatrice e un giorno si vede sorpassare da Quiller in Vespa, mentre si trova in auto col fratello falsario, agitando una borsa: Celentano la sta riportando alla ormai ex fidanzata che l’ha appena scaricato, Tilli crede sia un collega. L’amore e gli equivoci nascono lì: quando Celentano perde il controllo della Vespa entrando nel cortile della Villa reale e finisce diritto nella fontana e lei corre a salvarlo.
Quando Eleonora Giorgi salvò Celentano: il saluto affettuoso dell’artista all’attrice
Dal film al mondo reale, Adriano Celentano ha salutato l’attrice con un messaggio carico di affetto: “Cara Eleonora, compagna di lavoro meravigliosa, gentile, appassionata, indimenticabile. Con la tua bellezza anche umana e la tua sensibilità, hai saputo trasformare il momento più difficile della malattia in un atto d’amore. Quell’amore che ritroverai tra le braccia di Gesù che ti stringerà a sè nel Suo amore“. Firmato, Adriano.