Monza ricorda il centenario di Aldo Juretich, sopravvissuto a Goli Otok

Era nato a Fiume, era passato dall'inferno titino dell'Isola calva, ha vissuto il resto della sua vita in città. Il 12 iniziativa al Binario 7.
Aldo Juretich
Aldo Juretich

A cento anni dalla nascita di Aldo Juretich, a cui dal 2017 è intitolata la biblioteca del quartiere Triante a Monza, la stessa biblioteca di via Monte Amiata in collaborazione con il Comune e all’interno della rassegna Festival delle storie, propone un’occasione per ricordare e raccontare il monzese che fu prigioniero nel campo di internamento e rieducazione sull’isola di Goli Otok.

L’appuntamento è per il 12 novembre, alle 20.30, nella sala Picasso del teatro Binario 7 (prenotazioni su ceposto.it o contattando la biblioteca alla mail monza.triante@brianzabiblioteche.it). Una serata per conoscere meglio la vita di Juretich e la sua prigionia con una conferenza a più voci. Tra gli ospiti saranno presenti Marco Chioccioli, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo Don Milani, da cui partì la proposta di intitolare ad Aldo Juretich la biblioteca, e poi Ada Apruzzese, moglie di Juretich, che molti anni dopo il suo ritorno dalla prigionia raccolse la terribile testimonianza del marito. Verrà proposta anche la testimonianza video di Giacomo Scotti, giornalista, poeta e scrittore. A moderare la conferenza sarà Umberto de Pace, autore di “D’amore e orrore: la storia d’amore di Aldo e Ada oltre l’orrore di Goli Otok”, pubblicato da Bellavite editore.

Centenario di Juretic a Monza: l’idea di un murale alla biblioteca

Nato a Fiume nel 1924, Aldo Juretich si trasferì a Monza dove ha abitato a lungo. Dopo la seconda guerra mondiale venne condotto prigioniero al campo di internamento sull’isola di Goli Otok, al largo delle coste della Croazia, una prigione voluta da Tito dove venivano rinchiusi i presunti traditori che rimasero fedeli a Stalin dopo la rottura tra il regime jugoslavo e l’Unione Sovietica. Juretich sopravvisse alla prigionia ma quella fu un’esperienza che lo segnò per sempre. Riuscì a parlarne alla moglie Ada solo molti anni dopo il suo ritorno a casa, dopo anni di silenzio e isolamento. Anni durante i quali continuò a coltivare e perseguire i valori che lo avevano guidato nelle sue scelte politiche, come racconta la moglie Ada nelle sue testimonianze. I valori dell’internazionalismo, della pace e la libertà.

E per celebrare il centenario dalla nascita anche la consulta di quartiere ha lanciato la sua proposta: un murales all’ingresso della biblioteca a lui intitolata. L’iniziativa è stata presentata durante la seduta pubblica di martedì 5 novembre. Un’idea accolta con favore dai presenti. «Abbiamo pensato di dipingere il muro scoperto che si trova all’ingresso della biblioteca – ha spiegato Pantaleo Bruno Troja, coordinatore della consulta – per ricordare anche il volto di questo straordinario testimone».