Cai Desio ricorda la spedizione di Ardito Desio sul K2

l Cai Desio organizza nella sua sede di via Lampugnani 78, mercoledì 6 novembre alle 21, una serata dedicata a quella storica ascensione. Antonio Colleoni, socio del Cai Desio dal 1965 ed ex presidente, ripercorrerà le tappe fondamentali dell’epopea alpinistica italiana.

Settant’anni fa, alle 18 del 31 luglio 1954, la cordata di punta – composta da Achille Compagnoni e Lino Lacedelli – della spedizione italiana organizzata e guidata da Ardito Desio, toccava la vetta del K2, fino a quel momento ancora inviolata. Da allora la seconda montagna più alta della Terra sarebbe diventata la “montagna degli italiani”. Per ricordare quel glorioso momento il Cai Desio organizza nella sua sede di via Lampugnani 78, mercoledì 6 novembre alle 21, una serata dedicata a quella storica ascensione. Antonio Colleoni, socio del Cai Desio dal 1965 ed ex presidente, ripercorrerà le tappe fondamentali dell’epopea alpinistica italiana. «Sarà un’occasione unica per rivivere un momento indimenticabile della storia dell’alpinismo italiano – ha dichiarato Colleoni – La salita del K2 è stata un’impresa straordinaria, che ha segnato un’epoca. È stata una specie di riscatto dell’Italia, la Seconda guerrra mondiale era finita da pochi anni. Fu anche il presidente del consiglio De Gasperi a sostenerla ottenendo dal presidente del Pakistan il permesso per gli italiani di andarci in spedizione. Ai tempi in pochi in Italia sapevano cosa fosse il K2. La salita ha dato slancio all’alpinismo». Durante la serata, verranno proiettate immagini d’epoca e Colleoni approfondirà gli aspetti tecnici della spedizione, nonché le polemiche che hanno accompagnato la conquista della vetta, in particolare il famigerato Caso K2. Le posizioni sul resoconto della spedizione erano diverse, c’era la versione di Compagnoni e Lacedelli e quella di Walter Bonatti. «La controversia ha gettato un’ombra sulla straordinaria impresa – ha ammesso Colleoni – La questione era parecchio intricata. Ma credo che conta non sono le polemiche ma il risultato della spedizione». Colleoni parlerà delle difficoltà affrontate dagli alpinisti, dalle condizioni climatiche estreme alle difficoltà tecniche della via. Il K2 era ed è uno dei più difficili 8000 da scalare. Sul monte era anche difficile posizionare i campi. La sua conformazione a cresta non dava la possibilità di allestire un campo “comodo” se si può dire in quelle condizioni. Con l’attrezzatura di allora poi, la salita era ancora più dura. La spedizione si protrasse per circa 3 mesi. L’ascensione diventò ancora più pesante quando, Il 21 giugno, Mario Puchoz morì per un edema polmonare al campo due. La tragedia scosse molto i compagni di spedizione. «Puchoz era uno dei più probabili salitori della cima – spiega Colleoni – Le visite mediche che aveva sostenuto lo davano come il più in forma». Sembrava che nessuno volesse andare avanti ma poi il gruppo si fece coraggio e decise di continuare per ricordare il sacrificio di Mario Puchoz e dedicare a lui la salita.n