Tre premi acquisto, tre menzioni speciali, un premio speciale per la fotografia che si traducono in altrettante acquisizioni per le collezioni civiche di Monza. Si conclude così la Biennale Monza 2021, che domenica 12 dicembre, in occasione del finissage al Belvedere della Reggia, ha decretato i vincitori tra gli artisti scelti da dieci accademie italiane sotto la regia del direttore scientifico Daniele Astrologo Abadal.

La giuria – in un premio d’arte contemporanea che ha visto ancora il Cittadino come media partner – ha attribuito prima di tutto tre premi acquisto alle opere di Lorenzo Scarpellini, Mehrnoosh Roshanaei e Francesco Ronchi. La prima è “Chimera”, scultura del ravennate scelta “per la forza magnetica della scultura circonfusa di quel mistero tipico delle creature primigenie, tra mitologia postindustriale e natura sorgiva, il tutto secondo innovative soluzioni plastiche che fanno ricorso alla ricchezza estetica dei materiali di scarto”. Di Roshanaei, da Bologna, è la video installazione “The last song” che porta la “forza evocativa del canto che si accompagna alla lenta e inesorabile polverizzazione di un fiore, secondo soluzioni estetiche e poetiche volte a sensibilizzare lo spettatore sul fragile equilibrio della natura”.

E poi il dipinto “Le avventure del giovane Francesco Ronchi”, dell’artista veneziano, di cui è stata sottolineata “la vena affabulatoria della sua pittura alla ricerca di una mitografia personale, tra autocitazione e ironia, sulla scorta della tradizione pittorica e con uno sguardo critico ai cantastorie del contemporaneo in voga sui social network”.

Menzioni speciali per Sadaf Akrad (da Genova) e i suoi “Diamanti” e “Intrecci” in cartoncino o acrilico su tela, a Hamit Kola (Torino) con i suoi “Reversi del reale”, sculture o installazioni di mobili riletti “in chiave simbolica nel quadro significativo di un impianto installativo regolato dall’equilibrismo delle parti e dalla vertiginosa verticalità degli elementi” e infine a Davide Zulli (Bologna) con “Ill-famed ocean”, la “cabina sperimentale e clandestina” in cui ritrovare una storia, anzi, in cui “la denuncia non si esplicita con le parole, ma viene evocata con gli stessi strumenti impiegati dalla scienza, sebbene ricondotti nella propria valorizzazione estetica”.

Sandra Rizk (Ied di Milano) con “What is lyf” vince infine il neonato premio speciale per la fotografia intitolato a Massimo Viscardi “per l’impegno profuso a testimoniare la drammatica realtà del proprio paese di appartenenza, sul doppio binario del reportage analogico, ad alta fedeltà, e del valore simbolico del mezzo impiegato”, una Canon del 1975, “non senza esiti visivi di respiro poetico”: un reportage di scuola antica, fotografia della migliore tradizione umanistica che racconta le proteste in Libano del 2019.
