Ville della Brianza patrimonio Unesco? Le ragioni ci sono, parola di ex direttrice della Reggia

Perché sono tante, di valore e perché sono state la culla del design: lo racconta Marina Rosa, che è stata funzionaria della Soprintendenza.
Mongolfiera alla Villa reale di Monza
Mongolfiera alla Villa reale di Monza

Nel 1997 l’Unesco inserì nei siti Patrimonio dell’Umanità il “Circuito delle Residenze Sabaude”, nel 2013 “Le Ville e i giardini medicei in Toscana”. Forse, quindi, hanno qualcosa da dire anche le residenze brianzole, che la Provincia vuole provare a candidare all’Unesco.

Allora perché non la Villa Reale di Monza e il circuito delle ville di delizia briantee?
«La proposta è interessante- commenta Marina Rosa, architetto, ex funzionario della Soprintendenza milanese, direttrice a lungo di Villa Reale e oggi presidente del Centro di Documentazione Residenze Reali lombarde- e potrebbe trovare consenso presso Unesco».

Un bel punto a favore di chi in Provincia ha pensato di lanciare l’iniziativa, forte dei vent’anni di successi della manifestazione “Ville aperte in Brianza”.
«Bisogna però precisare che la Villa reale e il sistema delle Ville brianzole non rappresenta un unicum. Abbiamo esempi analoghi in varie regioni italiane, a partire proprio dalle ville toscane. Diciamo che le ville di delizia si sono diffuse in luoghi paesaggisticamente belli, ideali per le prime villeggiature».

Un punto a favore delle ville brianzole?
«Sicuramente nel presentare la candidatura punterei sui numeri, certamente il fatto che ci siano ancora 700 ville è un dato importante. Quando Ferdinando d’Asburgo scelse Monza per edificare la sua villa di campagna esistevano già alcune ville di delizia, poi la costruzione di Villa reale diede l’impulso per la costruzione di altre».

MONZA MARINA ROSA
Marina Rosa

Altro tema su cui lavorare è quanto la presenza delle ville di delizia abbia segnato il territorio anche da un punto di vista economico.
«Ogni cantiere aperto rappresentava una ricaduta importante per il territorio. Operai, giardinieri, paesaggisti e poi mobilieri, ebanisti per realizzare pavimenti e mobilio. In fondo non dimentichiamo che la culla del design è la Brianza e che la filiera del legno nasce dal fatto di avere avuto committenze importanti proprio dai nobili proprietari delle ville di delizia. Pensiamo per esempio che la storia dei Cassina, oggi marchio del design, nasce con la realizzazione dei pavimenti della Sala rossa in Villa reale e che Maggiolini da Parabiago trovò lavoro proprio in Villa reale dove ancora sono conservati i suoi tavolini da gioco intarsiati».

Ecco che allora alla candidatura Unesco per il circuito delle Ville si fa avanti un’altra idea: quella di pensare a valorizzare la Brianza come culla del design.
«Milano può raccontare il design di oggi, ma le radici del design sono qui e tempo fa avevamo pensato ad un progetto per valorizzare la storia del design nell’ex sede Rai del parco progettata da Giò Ponti».

Ritornando alla candidatura Unesco bisogna però fare i conti con la presenza dell’autodromo nel parco.
«Non credo che dal 2009 le cose siano cambiate: il parco storico purtroppo è dimezzato dalla presenta dell’autodromo e del golf e non è più un bene unitario, ma forse estrapolando la villa e mettendola al centro di un sistema di ville di delizia il problema potrebbe essere aggirato. Però la rete va costruita, bisogna che ci sia un circuito tutto l’anno, un biglietto di ingresso cumulativo che rimandi da una villa all’altra».