Quando Monza voleva diventare Manhattan: 100 anni fa la battaglia con Biassono, Vedano e Villasanta

Un secolo fa si innesca la sfida monzese a La Santa, Villa San Fiorano, Vedano e Biassono con il tentativo di annessione dei comuni.
Monza Manhattan da nord a sud per evidenziare l'ampliamento più consistente con Biassono e Vedano
Monza Manhattan da nord a sud per evidenziare l’ampliamento più consistente con Biassono e Vedano elaborazione su Google Earth

Tra pochi mesi saranno passati cento anni da quando è iniziata la battaglia di Monza per l’annessione di Biassono, Villasanta e Biassono. Una storia che pochi conoscono, ricostruita nel 2017 dal Cittadino per ripercorrere uno stralcio di vita monzese che si inseriva in un contesto particolare per la città: quella che vedeva l’apertura della storica Isia al Parco e quindi la prima Biennale di arti decorative, poi diventa la Triennale di Milano. Ecco l’articolo pubblicato cinque anni fa.

Un po’ come Central park, a Manhattan: una città che dentro un parco. Perché è evidente: uno dei mali del parco di Monza è essere diventato urbanisticamente un pezzo estraneo alla città, un trancio di periferia separato dal tessuto cittadino da una strada a quattro corsie – via Boccaccio da una parte, viale Regina Margherita e poi viale Brianza dall’altro. 

Veduta aerea di Central Park, a destra l'Upper West Side, in fondo la Midtown e ancor più giù si intravedono i grattacieli della Lower Manhattan, a sinistra il lussuoso Upper East Side Ellen Murphy / Roy Smith
Veduta aerea di Central Park, a destra l’Upper West Side, in fondo la Midtown e ancor più giù si intravedono i grattacieli della Lower Manhattan, a sinistra il lussuoso Upper East Side

Risultato: per andarci, al parco, bisogna prendere la macchina e parcheggiarla nei dintorni, oppure andare in bici e fare un fortunoso sottopasso nei boschetti reali. Insomma: il parco di Monza sta là. In fin dei conti è più interno a Villasanta e a Vedano o al limite a Biassono, di quanto non lo sia a Monza. 

Appunto. Ma se si tirano indietro le lancette della storia per quasi un secolo, si scopre che qualcuno aveva tentato di risolvere il problema alla radice. Come? Annettendo a Monza Villasanta (che ancora non c’era), Vedano e Biassono. Davvero. 

Gli indipendentisti di La Santa contro Monza

L’anno fondamentale è il 1925. Con i comuni sotto le amministrazioni straordinarie dell’esordio del fascismo in Italia. Quella che conosciamo oggi come Villasanta allora era un grumo di località in cui i poli fondamentali erano La Santa, una frazione di Monza, e Villa San Fiorano, vicino Arcore e Concorezzo. A partire dalla fine dall’ultimo scorcio di Ottocento La Santa aveva iniziato a chiedere a furor di popolo (cioè un gruppo di famiglie che lo abitava) di abbandonare Monza per unirsi a Villa San Fiorano dal 1879. Perché? Si può desumere: perché la frazione monzese era una periferia ignorata, mentre con l’unione a San Fiorano avrebbe potuto reclamare diversi diritti in servizi e infrastrutture. A guardarla oggi, avevano ragione, i “santini”, “santesi” o comunque si chiamassero: ora sono il cuore di un comune, per quanto piccolo. Le voci dei capo famiglia erano tornate a farsi sentire nel 1923.

Il colpo di Mano di Monza su Vedano, Biassono e San Fiorano

I moti indipendentisti di La Santa arrivano ai primi degli anni Venti del Novecento e si riaccendono. Cosa fa Monza? Tenta il colpo di mano: prima nel 1924 boccia la richiesta, ma dieci giorni dopo la sottoprefettura monzese istruisce la pratica. Poi il primo agosto del 1925 delibera la richiesta al re di annettere Vedano, Biassono e anche Villa San Fiorano. Biassono, va detto, è subito recalcitrante: ci sono là gli anticorpi anti-centralisti che oggi leggeremmo come leghisti e che dimostrano come il dominio padano in quel comune sia in fin dei conti “genetico”. L’ultima occasione in cui si è parlato della vicenda non particolarmente nota è stato il bicentenario del parco di Monza, nel 2005.

Monza Manhattan da nord a sud per evidenziare l’ampliamento più consistente con Biassono e Vedano

Allora in una mostra di poteva leggere che al consiglio “si esposero le ragioni storiche e morali che Biassono riteneva a suo favore per deprecare la morte di un Comune che ebbe sempre, anche negli antichi tempi, importanza non lieve”. Vedano dice sì, ma è una scelta del commissario senza sentire nessuno: dovrà capitolare da lì a poco sentendo il consiglio comunale che gli darà torto. 

Sul piatto le proprietà del Parco di Monza

La Santa si imbizzarrisce al tentativo unionista, Villa San Fiorano resiste e alla fine si godrà la vittoria. Cosa c’è sotto? Le proprietà del parco di Monza. Allora erano divise tra i comuni che avevano ceduto le aree per formarlo ed era diviso tra Monza, Vedano e Biassono. Sul piatto c’erano anche dimensioni territoriali: anche solo incorporando a Monza le aree del parco, Vedano avrebbe perso i 5/9 della superficie, Biassono i 4/9. Ma soprattutto gli antagonisti del capoluogo ricordavano che

“l’unica vera ragione che spinge Monza ad insistere nella sua richiesta, è quella di avere il Regio Parco per sfruttarlo finanziariamente in occasione delle gare automobilistiche e delle corse nell’ippodromo, giacché ora tanto l’Autodromo quanto l’Ippodromo sono tutti e solamente su territorio di Biassono e Vedano al Lambro.”

L’autodromo era nato solo tre anni prima, nel 1922. 

Annessioni a Monza: la parola al re e com’è finita

il Cittadino del 22 ottobre 1925
il Cittadino del 22 ottobre 1925

Sarebbe andato avanti ancora per un po’, il braccio di ferro e soprattutto il colpo di mano di Monza era arrivato in maniera un po’ misteriosa: come riporta il Cittadino del 22 ottobre 1925 la richiesta di annessioni al re era stata firmata dal commissario prefettizio il primo agosto di quell’anno, ma nessuno ne aveva avuto notizia fino ai primi giorni di ottobre. La partita rimase aperta ancora per quattro anni: a mettere la parola fine – in epoca di podestà (Cesare Vigoni) e non più di commissari sarebbe arrivato il Regio decreto firmato il 28 novembre da Vittorio Emanuele III e controfirmato da Benito Mussolini, entrato in vigore qualche mese più tardi: tutte le aree dentro il recinto del parco passarono allora a Monza. Vedano e Biassono restarono indipendenti. La Santa passò a Villa San Fiorano, per diventare poi Villasanta. 

Monza Manhattan: cosa sarebbe cambiato

È possibile immaginarla oggi, quella città con annessi comuni confinati: la corona del Parco, la chiamano oggi, ma sarebbero potuti essere una sola città da 150mila abitanti con incorporato in più grande parco recintato a mura d’Europa. Un po’ come Manhattan, appunto, con il suo Central park. 

Non sarebbero in fondo numeri tanto diversi, perché i comuni annessi sono piccoli, per superficie e per abitanti. Oggi Monza è grande 33,09 chilometri quadrati, Villasanta e Biassono sono di 4,86 e 4,89 chilometri quadrati, Vedano 1,98. La somma è 44,82. Avrebbe battuto Bergamo che oggi supera per abitanti, ma non Brescia, per cittadini e superficie. Sarebbe però tutt’altra geografia. 

Ed è qui che le cose cambiano di molto: basta guardarlo, nella simulazione. Cambia il baricentro della città, cambia il suo sviluppo, con ogni probabilità sarebbero cambiate le prospettive urbanistiche e oggi faremmo i conti con un’area totalmente diversa da quella che conosciamo, cioè un perimetro del parco in cui è tangibile il senso di confine tra un territorio comunale e l’altro. 

Con la sola eccezione di una fetta dalle parti di Peregallo di Lesmo, Monza avrebbe abbracciato integralmente il Parco. Quello che oggi è il cuore amministrativo di Monza sarebbe diventato più defilato, anche se di poco. Con ogni probabilità i territori di cintura che corrono lunga le mura del parco avrebbero avuto uno sviluppo differente e non ci sarebbero quelle che oggi sono riconoscibili come zone di transizione ai confini. In senso positivo forse sarebbe accaduto questo, però: non avere il parco come una propaggine periferica della città.

“Per la più grande Monza” sul Cittadino

Il Cittadino di giovedì 22 ottobre 1925 ricapitola la vicenda e delinea le ragioni delle parti, sottolineando un fatto: e cioè che – come aveva scritto un altro periodico monzese in quei giorni, l’Arengo – non era corretto che “un argomento di tale importanza per la città non venga menomamente discusso”. E non intendeva dire sulle pagine dei giornali, ma in ambito pubblico. D’altra parte il titolo è “Problemi e interessi monzesi – Per la più grande Monza”, ma a discapito dell’enfasi da grandeur il Cittadino prese posizione per gli scissionisti di La Santa e lo farà ancora quindici giorni dopo. 

il Cittadino del 22 ottobre 1925
il Cittadino del 22 ottobre 1925
  • Anno 1923 I capi famiglia di La Santa chiedono la secessione da Monza
  • 14 luglio 1924 Monza boccia la richiesta ma dieci giorni dopo la sottoprefettura monzese istruisce la pratica
  • 12 maggio 1925 Un deputato provinciale esegue un sopralluogo e dà ragione a La Santa. 
  • 27 giugno 1925 Il Consiglio provinciale vota a favore della secessione di La Santa da Monza. 
  • 1 agosto 1925 Monza risponde chiedendo al re l’annessione di Biassono, Vedano, Villa San Fiorano. 

Sul numero del 22 il Cittadino si preoccupa soprattutto di ricapitolare i fatti e a farne una cronologia. Secondo l’allora amministrazione monzese “Il Regio Parco è territorialmente diviso fra i comuni” differenti e “questa situazione ora crea inconvenienti e svantaggi alla nostra città perché mentre deve da sola provvedere alle spese per il servizio d’ordine pubblico, d’igiene e di pulizia stradale durante la manifestazioni sportive, non più regolare ogni cosa come vorrebbe e tanto meno pensare a ricavarne tutti quei vantaggi d’ordine economico e morale che potrebbe”.

Poi “l’aggregato urbano di Monza, per le sue industrie e i suoi commerci merita giustamente di essere messo in condizione di svilupparsi liberamente e largamente”. D’altra parte c’era allora il sì di Vedano alla proposta con due delibere (23 febbraio e 25 ottobre 1924) e Monza decise di offrire garanzie ai territori annessi. “Verrebbe creata in ogni centro una speciale delegazione municipale per tutte le pratiche più importanti; la linea tramviaria che va fino a Vedano, verrebbe prolungata a Biassono e San Fiorano sì da cingere tutto il parco e unire i centri a Monza col mezzo dell’altra tramvia Elettrica Monza-Barzanò-Oggiono, che è in progetto; le strade pure verrebbero migliorate così come ogni altra forma di comunicazione: sarebbero completati i corsi scolastici elementari; verrebbero estesi i servizi d’acqua potabile e di gas”. 

Monza Manhattan: la spartizione finale

il Cittadino del 4 novembre 1925
il Cittadino del 4 novembre 1925

Insomma: vedete quanto bello sarebbe far parte di Monza? Così diceva il commissario ma secondo i residenti di La Santa erano specchietti per allodole: i frazionisti (come li chiamava allora il Cittadino) ribattevano in soldoni che erano le stesse promesse fatte loro dalla città fino ad allora, mai mantenute. Nel frattempo Vedano aveva cambiato idea: “L’amministrazione (fascista) risultata eletta nelle elezioni di qualche mese fa ha subito manifestato la sua disapprovazione” e in quel fascista tra parentesi – per un giornale antifascista come è sempre stato il Cittadino, c’era del veleno nei confronti dell’altrettanto fascista commissario monzese. 

Due settimane dopo il Cittadino sarebbe tornato sull’argomento. Dicendosi contrario. Intanto perché c’era poco da menar vanto di essere superiori in servizi, dato che, osservava, le frazioni “Cascina Bovati, Cascina Bastoni, San Rocco, ecc” non stanno meglio di quei comuni. Il punto era un altro, scriveva il Cittadino. Monza sì pagava tutte le spese delle manifestazioni nel parco, ma incassava solo una quota della “famosa sesta parte della tassa spettacoli che per legge spetta al comune interessato”. Se la doveva spartire con Biassono e Vedano. Il Cittadino si chiese allora: ma il gioco vale la candela? Sarebbe svantaggioso -diceva – incassare tutta la tassa ma allo stesso tempo farsi carico di quei comuni. Contrario o no il Cittadino, alla fine a Monza andò persino meglio: si prese il Parco, non si fece carico degli altri comuni. Con la firma del re.

il Cittadino del 4 novembre 1925
il Cittadino del 4 novembre 1925