Monza, “La lettera” di Paolo Nani Nuovi classici del teatro al Binario 7

Quando un classico diventa tale? Un’idea deve averla Paolo Nani, perché da quando ha scritto e portato in scena lo spettacolo “La lettera”, poi l’ha ripetuto settecento volte in tutto il mondo. Sabato e domenica, 8 e 9 febbraio, è al Binario 7 di Monza.
Paolo Nani con “La lettera” al Binario 7 di Monza
Paolo Nani con “La lettera” al Binario 7 di Monza

Sulla S, in un’ora di traffico. Un tipo di circa ventisei anni, cappello floscio con una cordicella al posto del nastro, collo troppo lungo, come se glielo avessero tirato. Oppure: “Nell’insieme è verde come un tetto bianco, lungo, con vetri. Mica cosa da nulla, i lucidi vetri…”. Oppure ancora: “Dopo la solita interminabile attesa, ecco che l’autobus appare e frena lungo il marciapiede. Qualcuno scende, taluno sale e io tra questi ultimi”.

A prima vista non sembrano altro che tre racconti, distinti, come l’infinito incipitario di un romanzo di Calvino. E invece no. Sono incipit, sì, ma finiscono sempre per raccontare la stessa identica storia: e persino banale. Un uomo che su un autobus litiga con un passeggero e poi lo ritrova altrove, dove sente che qualcuno gli dà un consiglio sul cappotto. Nulla più, nulla meno. Vita quotidiana, nemmeno delle migliori.

Eppure: eppure lo sguardo, la storia, il contesto, gli interlocutori, la lingua, l’epoca, lo stile, la moda, la voce, il mezzo e chissà quante altre cose sono infinite variabili che possono modificare, tanto impercettibilmente quanto definitivamente, tutto. Tutto. Quell’autobus l’ha raccontato Raymond Queneau, uno dei più grandi scrittori (francesi) del secolo scorso e fondatore della letteratura combinatoria. Ne ha fatto “Esercizi di stile”, che in Italia, tempo fa, è stato tradotto da Umberto Eco: novantanove variazioni sul tema. Per descrivere quanto l’istante quotidiano sia in realtà un’enciclopedia del reale che cambia all’infinito, in base a tutti gli elementi che la circondano.

Poi un giorno a Paolo Nani, attore, è venuto in mente che quei riflessi dell’infinito fatti di nulla potessero diventare uno spettacolo teatrale. E lo ha fatto. Gli ha dato un titolo, “La lettera”, e l’ha messo in scena. Nel 1992. Da allora a oggi ci sono non meno di settecento repliche e i più importanti riconoscimenti internazionali. «Maestro del teatro fisico – racconta il Binario 7 di Monza, dove lo spettacolo è in scena sabato e domenica – Paolo Nani realizza un piccolo, perfetto meccanismo che continua a stupire, anche dopo averlo visto decine di volte, per la capacità di tenere avvinto il pubblico alle sue sorprendenti trasformazioni». L’attore e drammaturgo ferrarese parte da un tavolo, una valigia, un sorso di vino, una foto, una lettera da scrivere. Che scrive ma poi si chiede se l’ha fatto davvero.

Quante e quali trasformazioni può avere la storia? Paolo Nani lo sa, da settecento repliche, e continua a raccontarlo anche a Monza per tre volte in uno degli eventi teatrali dell’anno: sabato alle 21, domenica alle 16 e alle 21 in via Turati (biglietti a 18 euro, ridotto a 12 per under 25, over 65 e abbonati altre stagioni, 10 per gli allievi Lsda e 6 per gli under 18).

«Paolo Nani riesce a dar vita a quindici micro-storie, tutte contenenti la medesima trama ma interpretate ogni volta da una persona diversa. Perché non si smette mai di ridere per tutta la durata dello spettacolo?». Perché Nani rilegge la vita e tutti i suoi equivoci, mettendo un sorriso proprio dove Akira Kurosawa, in Rashomon, nel 1950 (tre anni dopo Queneau) raccontava quante verità ci sono nella stessa verità. Il mondo è più complesso di come appare a ciascuno. Ed è sempre altrettanto vero, dice Paolo Nani. Persino a teatro.