Monza, addio Giancarlo Cazzaniga È morto il pittore dell’era del jazz

Molti di quei musicisti e artisti che hanno fatto del Jamaica degli anni Sessanta una fucina di talenti sregolati e geniali non ci sono più. Se ne è andato anche Giancarlo Cazzaniga. Aveva 83 anni. Si è spento nel silenzio lo scorso 5 dicembre.
Giancarlo Cazzaniga all’ultima personale alla Leo galleries di Monza
Giancarlo Cazzaniga all’ultima personale alla Leo galleries di Monza Sarah Valtolina

Molti di quei musicisti e artisti che hanno fatto del Jamaica degli anni Sessanta una fucina di talenti sregolati e geniali non ci sono più. Se ne è andato anche Giancarlo Cazzaniga. Aveva 83 anni. Si è spento nel silenzio lo scorso 5 dicembre.

Nato a Monza nel 1930, insieme a Giuseppe Banchieri, Mino Ceretti, Gianfranco Ferroni, Giuseppe Guerreschi, Bepi Romagnoli e Tito Vaglieri aveva dato vita a quello che la criticaha definito realismo esistenziale, l’unico movimento artistico milanese. Aveva esposto alla Permanente di Milano e per due volte alla Biennale di Venezia, nel 1962 e nel ’66, l’anno prima alla Quadriennale di Roma. Vivace, solare, desideroso di vita e di incontri, Cazzaniga aveva fatto della sua passione per il jazz uno degli spunti più celebri della sua pittura. I suoi musicisti, avviluppati nel gesto creativo, erano nati proprio dall’incontro con i jazzmen.

Su tutti l’americano Chet Baker che spesso aveva fatto tappa nello studio milanese di CazzaGiancarlo Cazzaniga alla Leo galleries di Monza alla mostra di ottobre niga, in corso Garibaldi. Non un’amicizia ma una reciproca esperienza umana: l’uno suonava mentre l’altro riportava su tela suoni e scale musicali.

A quei jazzisti la galleria Luca Tommasi aveva dedicato una personale, due mesi fa la Leo galleries gli aveva dedicato un’antologica. E proprio qui, nella galleria di via De Gradi,Cazzaniga si è mostrato al pubblico nella sua ultima uscita monzese, durante una serata di musica e arte. «Era molto felice quella sera – ricorda Mario Palmieri, archivista delle opere di Cazzaniga . Aveva firmato diversi cataloghi e ascoltato con piacere la musica. Per lui è stato come un ritorno indietro nel tempo. Credo sia stato il giusto tributo a un grande dell’arte».

Negli ultimi anni la critica aveva dimenticato le pennellate vibranti di Cazzaniga, i suoi paesaggi tratteggiati e gli interni accennati. Lui, Cazzaniga, anziano e malato aveva smesso di frequentare il Jamaica e il bar della Titta. La mano tremante aveva da tempo finito di tracciare sogni sulla tela. La mente a tratti confusa continuava a vivere più di ricordi che di presente. La figlia, che ha deciso di celebrare il funerale in forma strettamente privata nella chiesa di Santa Maria di Lourdes, a Milano, aveva anche venduto lo studio in via Paolo Sarpi, l’ultimo spazio creativo dell’artista monzese.

«Non voglio essere ricordato – aveva raccontato durante la presentazione della sua ultima personale alla Leo galleries . I miei ricordi sono sui miei quadri. Quello che sono è tutto lì».