White Mathilda, 8 marzo: e ora le vittime aiutano le altre donne a fare denuncia

I dati sono in aumento: nel 2024, 347 casi, dopo che nel 2023 erano stati 258 e nel 2022 195. Forse la violenza è invincibile? Niente di più sbagliato - risponde Luisa Oliva -. E' cresciuta la coscienza di sé e il coraggio di uscire allo scoperto»

C’è la violenza fisica, ma anche quella psicologica; c’è la violenza economica, ma anche quella crudele e “sottile” dello stalking; per non parlare del mobbing – alle quali oggi si sono aggiunte – la violenza digitale e il revenge porn. E poi – non meno importante – c’è il dramma della violenza assistita, il peso di bambini, anziani e familiari costretti ad assistere a scene di violenza. Un fenomeno che può anch’esso lasciare ferite profonde nel tessuto sociale. Come fare? White Mathilda, il primo centro anti-violenza italiano nato a Desio nel 2010 – un primato di cui la Brianza va fiera – è oggi una realtà radicata e potente. Ogni giorno, al lavoro, ci sono 32 professionisti: 12 psicologhe, sei avvocati, 14 operatrici. Tutte al lavoro per combattere contro le mille facce che – a un’indagine più approfondita può avere la violenza. A dare il proprio contributo di volontarie, si aggiungono le donne “liberate” dalla violenza. Un fenomeno in aumento, riferito dalla fondatrice di White Mathilda, Luisa Oliva: «Molte donne, uscite dalla spirale della violenza, sentono il dovere di “restituire” qualcosa e di offrire il proprio contributo in un percorso che non si ferma». Tante le modalità di un impegno:«C’è chi presta ore di servizio al centro anti-violenza, mettendo a disposizione il proprio tempo, ma c’è anche chi aiuta altre donne a vincere la paura e la vergogna, accompagnandole da White Mathilda per fare denuncia».

White Mathilda, 8 marzo: Numeri in aumento ma solo perché c’è più consapevolezza e coraggio

Inutile nasconderlo, i dati sono in aumento: nel 2024, 347 casi, dopo che nel 2023 erano stati 258 e nel 2022 195. Forse la violenza è invincibile? Oppure a essere inutili – o nella migliore delle ipotesi inefficaci – sono i centri di violenza? «Niente di più sbagliato – risponde Luisa Oliva -. I dati aumentano perché è cresciuta la coscienza di sé e il coraggio di uscire allo scoperto». Don Mauro Barlassina con coraggio ha voluto che anche la comunità cristiana fosse impegnata in questo che è un itinerario in cui la luce oltre le tenebre inizia a intravedersi : «Bisogna trasformare un dolore vissuto in un dolore condiviso. Il dolore non sparisce, ma può essere affrontato con il supporto di chi aiuta le persone in difficoltà a riprendere in mano la propria vita». Fondamentale anche il lavoro dei Carabinieri di Desio, dove è stata aperta la Stanza Luce, un luogo dove denunciare la violenza: «Un ascolto attento – dice il maresciallo Stefano Cirillo – è la premessa per accompagnare le donne fuori dalla violenza. Rispetto a trent’anni fa è aumentata la consapevolezza».