Il futuro di Ibm? «E’ nero». Non usano certo giri di parole i rappresentanti sindacali del colosso americano dell’informatica che ha una delle sua basi italiane a Vimercate.
L’azienda ha annunciato nuovi tagli e il trend degli ultimi anni delle decisioni assunte negli States non lascia ben sperare per le sorti dello stabilimento brianzolo.
Da qui al 2015 Ibm ha varato un vasto programma di ristrutturazione di carattere europeo che, sostanzialmente, prevede di lasciare a casa centinaia di persone in tutta Europa. Un destino che toccherà, quasi inevitabilmente, anche Vimercate.
«Il mercato italiano dell’elettronica è considerato da Ibm non profittevole – spiegano i rappresentanti sindacali -. Se ci guardiamo indietro, è dal Duemila che Ibm sta smobilitando in Brianza. La cessione a Celestica, la vendita delle aree produttive oggi in mano a Unicredit, la decisione di mandare un anno e mezzo fa 900 dipendenti da Vimercate a Segrate non ci fanno ben sperare per il futuro. Vediamo spegnersi la presenza di Ibm in Brianza, siamo molto preoccupati».
Non aiuteranno di certo a far scemare l’ansia per il futuro lavorativo dei lavoratori brianzoli le ultime decisioni prese da Ibm e comunicate ai sindacati lo scorso 16 maggio in Assolombarda. L’azienda ha deciso di tagliare in tutta Italia 149 dipendenti, quasi tutti del settore amministrativo («li ritengono zavorra»), interessati dalla procedura di mobilità. I licenziamenti, perché è di questo che si parla, interesseranno anche Vimercate.
Ma c’è di più. Oltre a questi tagli (un numero al momento esiguo, se si considera che il numero totale dei salariati Ibm in Italia è di 5.600 unità), la multinazionale ha preventivato anche di convincere 206 dipendenti a lasciare l’azienda, incentivando il loro esodo.
In totale, quindi, Ibm vorrebbe alleggerire il proprio monte stipendi tagliando 355 persone. Il dato europeo è preoccupante: in totale, nel giro di pochi mesi, saranno lasciate a casa 3.196 persone.
Ibm, soprattutto nell’ultimo trimestre, ha avuto una preoccupante caduta del profitto che ha consigliato al management di procedere con i tagli. Non ancora draconiani, ma pur sempre dolorosi. E soprattutto lasciando filtrare la sensazione che non è finita qui.
Sì, perché l’azienda ha cominciato a martellare i lavoratori vimercatesi, contattandoli direttamente e facendo pressioni (con frasi del tipo «qui non c’è più lavoro per te», oppure «prendi un incentivo e vai via») per convincerli ad accettare la mobilità volontaria.
«La trattativa è aperta – spiegano i rappresentanti dei lavoratori -. Siamo contrari ai licenziamenti, ma siamo disponibili a trattare su altre basi. Abbiamo avanzato alcune proposte: quelle legate ai contratti di solidarietà, oppure di sfruttare la legge Fornero che garantisce i sussidi di mobilità per un tempo massimo di quattro anni a quei lavoratori che sono ormai prossimi alla pensione. In questo modo si accompagnerebbero senza traumi all’età pensionabile».
L’undici giugno ci sarà un nuovo incontro tra le parti in Assolombarda a Milano. Se non si dovesse raggiungere alcun tipo di accordo, il 30 luglio partiranno le prime lettere di licenziamento.