Vimercate si schiera compatta a fianco di Ilaria Salis

Approvata una mozione all'unanimità in consiglio a Vimercate per far tornare in Italia Ilaria Salis.

C’è voluto oltre un’ora di sospensione del consiglio martedì sera 5 marzo per arrivare a un’unica mozione per mostrare solidarietà e attenzione verso Ilaria Salis, la 39enne monzese in carcere a Budapest per aver aggredito dei neonazisti in Ungheria. Inizialmente erano stati presentati due documenti in gran parte simili da parte della maggioranza Pd,Indipendenti a Sinistra e Vimercate Futura da una parte e Fratelli d’Italia dall’altra.
Le forze politiche in aula invece confrontandosi hanno trovato la quadra per un testo comune «invita il sindaco e la giunta a richiedere al governo italiano di non interrompere i contatti continuare a intervenire verso il governo ungherese al fine di consentire anche attraverso azioni diplomatiche il trasferimento di Ilaria Salis in Italia per trascorrere il periodo di custodia cautelare nel suo paese e per partecipare in video conferenza dall’Italia al processo e laddove non si riesca ad ottenere il trasferimento a proseguire comunque il dialogo affinché il periodo di custodia cautelare possa essere trascorso presso l’ambasciata italiana».

Vimercate si schiera compatta e l’idea della visita in carcere

Il raggiungimento di un accordo è stato salutato positivamente dai consiglieri Federica Villa, Daniele Dossi, Luca Caprioli, Massimiliano Pispisa, Patrizia Teoldi (che ha citato anche don Luigi Ciotti) e Mattia Frigerio. Il provvedimento è stato votato all’unanimità e il sindaco Francesco Cereda ha lanciato anche una proposta. «Un paio di mesi fa sono andato in visita al carcere di Monza che è sovraffollato – ha detto il primo cittadino –, tanto è vero che ci sono 700 detenuti in uno spazio per 400 persone e sono suddivisi in gruppi di 2 3 persone per cella che ha una dimensione di 9 metri quadri, rendendo le condizioni di vita certamente difficili. Tra l’altro la casa circondariale monzese è tra le più nuove e ci sono carceri in Italia in situazioni ancora più gravi. Un terzo dei prigionieri sono in cella perché sono in attesa di giudizio e sono senza fissa dimora. A questo punto se il consiglio è d’accordo ed è possibile farlo sarebbe istruttivo organizzare una visita con tutti noi alla casa circondariale per conoscere da vicino tutto il contesto».