Dovrà presentarsi accompagnata dai carabinieri la vimercatese che nel novembre dello scorso anno ha portato all’arresto di due uomini che, anziché aiutarla per il suo momentaneo problema economico, si rivelarono degli aguzzini ai quali nel tempo dovette restituire il triplo della somma che aveva richiesto, sotto continue minacce. Un prestito di mille euro he aveva chiesto nel 2021 per far fronte ad una “sofferenza” che aveva in banca, e che ben presto si trasformò in un vero e proprio calvario.
Nell’udienza che si è svolta presso il tribunale di Monza, lo scorso 1° dicembre, assente la vittima, tutti gli imputati (i due arrestati e una coppia che si era prestata a fare da tramite tra la vittima e i due strozzini), hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato. Rito abbreviato che potrà essere accettato, come da richiesta di uno degli imputati, solo se la vimercatese 57enne, sarà sentita in aula. Ed è per questo che il Giudice per le indagini preliminari Elena Sechi, ha disposto che, per la prossima udienza fissata per il mese di febbraio, la donna sia accompagnata dai carabinieri.
Vimercate: l’udienza degli usurai va deserta e le minacce
“Meglio che diventi rossa per la vergogna, prima che diventare rossa col sangue”. Erano questi i toni delle minacce che i vimercatesi N.V., di anni 48 e M.N, di anni 35 indirizzavano alle loro vittime, rei di non riuscire a pagare un debito di mille euro contratto con loro. Un debito che per i due aveva maturato interessi di 300 euro. La mattina del 17 novembre dello scorso anno, però, il loro “lavoro” ha avuto la parola fine. I carabinieri della Compagnia di Vimercate fecero infatti irruzione alle ore 5 nelle loro abitazioni, a Burago Molgora per N.V. e a Concorezzo per M.N. per eseguire l’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali, disposta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza, Francesca Bianchetti. Per N.V. si aprirono le porte del carcere mentre per il suo complice, M.N,, già agli arresti domiciliari, fu confermata la misura dei domiciliari.
In pratica i due, in concorso con altri due complici, per riscuotere il credito di mille euro che vantavano dalla vimercatese, non esitavano a mettere in atto ogni genere di minaccia: via WhatsApp di tono intimidatorio quando la vittima spiegava di essere in difficoltà economiche e di non riuscire, o non voler adempiere alla richiesta.