Varedo: troppi debiti in sospeso, lascia la toga il giudice di Villa Bagatti Valsecchi

Il giornalista Nuzzi solleva il caso del giudice milanese Gamacchio con troppi debiti in sospeso, l’interessato ammette e lascia la toga: è il magistrato che ha firmato l’assoluzione in appello per il caso Villa Bagatti Valsecchi.
Villa Bagatti Valsecchi
Villa Bagatti Valsecchi Fabrizio Radaelli

Da una parte il giudice di alto rango il cui nome è legato a processi storici come quelli di Bettino Craxi e Roberto Maroni, il lodo Finmeccanica, il conto protezione del banchiere Roberto Calvi o la coppia dell’acido. Dall’altra l’uomo dai gusti raffinati che frequentava ristoranti stellati e si faceva confezionare abiti di alta sartoria ma poi lasciava conti in sospeso.

A svelare il retroscena di Piero Gamacchio è stato il giornalista Gianluigi Nuzzi. Gamacchio ha fatto appena in tempo a firmare la sentenza di assoluzione in appello su villa Bagatti Valsecchi di Varedo. Poi, dopo le rivelazioni, il giudice della seconda corte d’appello del tribunale di Milano, ha ammesso tutto ed è andato in aspettativa: «Quanto letto su taluni media in questi giorni corrisponde ahimè alla verità – ha commentato direttamente a Nuzzi – salvo che da parte mia pensavo sempre al successivo adempimento, come in parte ho fatto. Ci tengo però a sottolineare che mai questi fatti possano aver influito sulla mia attività di giudice: attività che ho sempre svolto con libertà ed indipendenza. Il contenuto delle sentenze da me redatte e lì a dimostrarlo. Proprio però considerando la necessaria serenità che deve presiedere all’esercizio della funzione giudiziaria, questi fatti mi impongono di chiedere da subito di essere messo in aspettativa. Si è trattato di comportamenti di grave leggerezza di cui mi pento profondamente ed ai quali porrò al più presto rimedio».

Ma il mea culpa del giudice non è servito a placare le vive reazioni a Varedo, spaccate in due come la sentenza su villa Bagatti che ha diviso la città: «Ancora una volta fa un certo effetto – commenta il vicesindaco Fabrizio Figini – scoprire che il giudice che ha in mano un aspetto delicato e decisivo per il futuro della nostra città avesse un comportamento così moralmente inadeguato». Stefano Zini, segretario locale del Pd, contrattacca: «Una cosa sono le sentenze, e la verità dei fatti, altro è il comportamento privato di un giudice. Quando si smetterà di usare la giustizia per fare politica sarà sempre troppo tardi».