L’area è quella dell’ex Monzacar, da alcuni anni un cadavere nel cuore di Cederna lungo bia Foscolo diventato nel tempo rifugio per disperati. Alcuni anni fa un progetto è stato presentato, ha iniziato il suo cammino, ma ora c’è una opzione in più: e quella opzione è di carattere internazionale.
La studio di architettura di Stefano Boeri ha presentato una settimana fa in Comune una proposta per ripensare alle radici il comparto inserendo all’interno una versione small (dimagrita, si potrebbe dire) del progetto di maggiore successo internazionale dell’architetto milanese: il Bosco verticale. Proprio lui, il palazzo green di Porta nuova pensato per distribuire in altezza quello che il cemento mangia in superficie: il verde.
“Il Bosco verticale è un modello di edificio residenziale sostenibile -scrive lo studio Boeri sul suo sito a proposito dell’intervento milanese, che non è che un capitolo di una filosofia architettonica e urbanistica ribadita in ogni intervento – Uun progetto di riforestazione metropolitana che contribuisce alla rigenerazione dell’ambiente e alla biodiversità urbana senza espandere la città sul territorio. Si tratta di un modello di densificazione verticale della natura all’interno della città, che opera in relazione alle politiche di rimboschimento e naturalizzazione dei grandi confini urbani e metropolitani”. A Milano si tratta di un palazzo di due torri residenziali di 110 e 76 m di altezza, ospita 800 alberi, 4.500 arbusti e 15.000 piante e “una vasta gamma di arbusti e piante floreali, distribuiti in relazione alla posizione delle facciate verso il sole”. L’equivalente di 20mila metri quadri in orizzontale. “Il sistema vegetale del Bosco Verticale aiuta nella creazione di uno speciale microclima, produce umidità e ossigeno, assorbe particelle di Co2 e polveri sottili”.
Cambia strada quindi il progetto di piano integrato di intervento è stato protocollato nel novembre del 2014. Con quel documento l’amministrazione Scanagatti aveva dato il via libera alla realizzazione di un insediamento per la stragrande maggioranza a uso residenziale privato. Solo una piccola quota è stata destinata a terziario, lungo viale Ugo Foscolo. Di poco più di 15mila metri quadri l’estensione dell’area, compresa tra le vie Pellico, Pascoli e Foscolo, appunto.
Nel documento si legge che l’area in questione comprende “al proprio interno tutte le superfici che risultavano essere occupate dalla concessionaria Automonza, che ha dismesso la propria attività intorno al 2003”. La proprietà, interessata a riqualificare l’intero ambito, aveva già presentato un primo piano attuativo nel 2008 a cui, però, non era stato dato seguito. Ci ha riprovato con l’amministrazione Scanagatti, confermando “la propria intenzione ad attuare un progetto di rigenerazione urbana con l’obiettivo di risolvere un nodo cruciale e nevralgico per l’intero quartiere”.
Per ora la situazione resta immutata: il cantiere non prende il via, alberi e arbusti crescono indisturbati e qualcuno, alla fine, decide di introdursi nell’area e di occuparla abusivamente. Quella dell’ex Automonza diventa ben presto una delle zone dismesse più frequentate della città, ricettacolo per sbandati e senza fissa dimora, colma di rifiuti e di traboccante di situazioni ben oltre la legalità.