«Tecnicamente noi siamo pronti a ripartire. Abbiamo acquistato per tempo i dispositivi per adattarci alle misure previste dai protocolli di igiene e sicurezza. Il vero problema è che il prodotto non c’è. Se fossimo un negozio potrei dire che gli scaffali ci sono, ma manca la merce». Enrico Redaelli, responsabile del cinema “Nuovo” di Sovico chiuso dal 23 febbraio a causa del Covid-19, si dice preparato a ricominciare. La data di lunedì 15 giugno è stata allegata al Dpcm che disciplina la fase 3 per la riapertura dei cinema.
«Noi non apriremo, ma non aprirà alcun cinema, se non poche multisala» dichiara. Il “Nuovo”, sala parrocchiale gestita da volontari, negli anni ha saputo ritagliarsi uno spazio importante sul territorio grazie ad innovazione ed investimenti. “Non vediamo l’ora…” si legge sui manifesti del cinema. L’ora non è ancora giunta. «La disponibilità del prodotto è il primo tema- spiega Redaelli – i distributori non programmano film. Abbiamo i termoscanner, gli igienizzanti, i pannelli in plexiglass, ridotto la capienza salvando il 40% dei posti, ma restano sul tavolo diverse questioni irrisolte. Sanificazione, ad esempio. Sono costi importanti, ma chi deve occuparsene? L’impresa, i gestori? E con quale tempistica? Pressochè impensabile garantire le operazioni dopo ogni proiezione». La voglia di cinema c’è. «Raccogliamo segnali molto positivi in questo senso, anche se non mancano alcuni timori – afferma Redaeli – tuttavia è il mercato che deve ripartire».
Il ministro Franceschini ha firmato un provvedimento importante che porta 20 milioni per le sale. «Molto bene, ma la scelta di riapertura è subordinata alla chiarezza sul prodotto, ovvero sul film di qualità che dovrà essere disponibile per riabituare il pubblico a tornare nelle sale» osserva Redaelli. Non da ultimo, il progetto di ampliamento del “Nuovo” subisce uno stop imprevisto. «Dobbiamo capire come evolverà il futuro, il piano finanziario era legato all’andamento ante Covid-19, marzo ed aprile sono mesi tradizionalmente favorevoli al cinema e abbiamo perso il 30%; c’è un’incertezza di fondo e la ripresa sarà molto lenta. Il progetto di ampliamento è nel frigo, speriamo di poterlo togliere» conclude.