«Sì ai corridoi umanitari: andremo in Ucraina per salvare donne e bimbi»

Paolo Grimoldi, parlamentare monzese, è presidente della delegazione italiana dell’Osce.
MONZA PAOLO GRIMOLDI
MONZA PAOLO GRIMOLDI FABRIZIO RADAELLI

L’obiettivo è quello di aprire corridoi umanitari per salvare il maggior numero di civili possibile: per questo il deputato leghista Paolo Grimoldi sta provando a organizzare una missione dell’Osce in Ucraina. Il parlamentare monzese, presidente della delegazione italiana all’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, spera di riuscire a partire sabato accompagnato da pochi osservatori.

«Ho già parlato – spiega – con l’ambasciatore ucraino all’Osce e con quello italiano in Polonia». Dalla Polonia dovrebbero varcare in auto il confine e inoltrarsi nel Paese invaso dalle truppe di Vladimer Putin per poi cercare di intavolare le trattative con le due parti in guerra: la delegazione si rivolgerà, quindi, anche alle autorità russe. «Come prima cosa – aggiunge – speriamo di riuscire a trasferire donne, bambini e anziani nella parte occidentale dell’Ucraina, quella più sicura. Il resto verrà dopo».

E il resto potrebbe essere un’operazione per nulla facile da gestire: da una settimana centinaia di migliaia di persone fuggono dalle città e cercano di lasciare il loro Paese in treno, in autobus, a piedi. Chi non è riuscito a scappare è rintanato nei rifugi al freddo, senza elettricità, con i viveri e l’acqua che scarseggiano. Il numero delle vittime dei bombardamenti aumenta e, commenta Grimoldi, «al di là della propaganda la Russia non ha ancora impiegato tutte le sue potenzialità belliche».

È difficile, quindi, azzardare previsioni sulle possibili evoluzioni del conflitto: «La questione vera – afferma – è comprendere le ragioni per le quali si è arrivati a questo punto. Alla base di tutto c’è il mancato rispetto degli Accordi di Minsk» che prevedevano l’autonomia del Donbass, abitato da una forte minoranza russofona.

«Ora – prosegue il deputato – tutti devono deporre le armi e sedersi al tavolo con senso di responsabilità: non è il momento di gettare benzina sul fuoco» in modo da sfruttare tutti gli spiragli che potrebbero aprirsi nelle prossime ore. Le trattative dovrebbero, quindi, ripartire proprio dagli Accordi siglati nel 2015: in una situazione resa esplosiva dal conflitto che da anni devasta il Donbass Grimoldi bolla come un errore la richiesta di entrare nella Nato avanzata dall’Ucraina che avrebbe portato all’installazione di «missili a trenta secondi da Mosca».

Il lavoro diplomatico, riflette, deve però essere affiancato da quello umanitario in soccorso di chi è rimasto sotto le bombe e delle centinaia di migliaia di rifugiati già in Polonia o in Ungheria. «Abbiamo poco tempo – conclude – per organizzare la missione: per questo partiremo a nostre spese».