Seregno, “piano Sant’Ambrogio”: il Tar mette fine al contenzioso?

Il Tar di Milano potrebbe finalmente mettere la parola fine all'infinita lite tra l’immobiliare Torre Sant'Ambrogio e il Comune di Seregno.
Seregno via Colzani palazzina di edilizia popolare
Seregno via Colzani palazzina di edilizia popolare

Sarà davvero la volta buona per chiudere l’infinita lite l’immobiliare Torre Sant’Ambrogio, che aveva costruito una decina di anni fa il complesso residenziale in via Colzani a Seregno, i cui proprietari sono ancora in attesa di ricevere l’agibilità da parte degli uffici comunali, e una palazzina di edilizia popolare consegnata al comune nel 2015 e rimasta vuota, e l’amministrazione comunale di Seregno, dopo una serie di ricorsi da entrambe le parti i cui risultati sono sempre stati a favore dell’immobiliare?

Al lungo contenzioso fra l’immobiliare e l’amministrazione, ha posto fine il Tar di Milano con la sentenza dello scorso 29 novembre, dopo più di nove anni. Un braccio di ferro, lungamente tenuto aperto dalle giunte comunali che si sono succedute a Palazzo Caponaghi-Landriani, nonostante i propositi di conciliazione della stessa Immobiliare, ma perso in modo definitivo che costerà ancora una volta alle casse comunale quasi 150mila euro.

Seregno, “piano Sant’Ambrogio”: la cronistoria

L’antefatto. Tutto è iniziato a seguito di una segnalazione da parte dell’immobiliare che rilevava che il corsello box aveva invaso nel sottosuolo una superficie di 100 metri quadrati di un’area della stessa immobiliare ceduta, però, al comune nell’ambito del piano di lotizzazione realizzato. Lo stesso ente pubblico aveva approvato il progetto dei box non contestando l’invasione di quei 100 mq al cui interno era stata realizzata anche la cabina elettrica richiesta da Gelsia.

Il Comune aveva bloccato il piano di lottizzazione per questo errore – ha spiegato Bruno Santamaria, avvocato dell’immobiliare che ha seguito tutto l’iter del contezioso – e aveva rifiutato di cedere all’immobiliare il diritto di sottosuolo per salvare il corsello box. In cambio la Torre Sant’Ambrogio, offriva al comune due box, del valore di almeno 50 mila euro. Il comune rifiutava la proposta e il clamore dei giornale creava irrimediabili difficoltà all’immobiliare con gravi pregiudizi economici. Come reazione la Sant’Ambrogio avviava causa per le maggiori opere pubbliche eseguite a favore del comune e bloccava il completamento di alcune di esse perché aveva superato abbondantemente l’importo dovuto in opere stabilito nella convenzione. In più l’immobiliare impugnava il rifiuto del comune di cedere quel diritto di sottosuolo. Nel frattempo il comune bloccava le agibilità di 50 appartamenti finiti e già venduti e l’immobiliare doveva affrontare contenziosi di danni chiesto dagli acquirenti”.

Seregno, “piano Sant’Ambrogio”: il Tar di Milano

Il Tar di Milano accoglieva il ricorso avverso il rifiuto di vedere il diritto di sottosuolo e imponeva al Comune di provvedere. Nonostante avesse determinato il valore di questa cessione, in circa 9 mila euro, non ha ancora, a tutt’oggi, eseguito la sentenza. Anzi, ha emesso un’ordinanza di demolizione di tutte le opere pubbliche fatte in più dalla stessa immobiliare, negando di non averle mai autorizzate.

Seregno, “piano Sant’Ambrogio”: le contestazioni

Tra queste opere – ha proseguito Santamaria – c’era anche la cabina di Gelsia che, se rimossa, avrebbe lasciato al buio un intero quartiere“. L’immobiliare aveva impugnato anche questa ordinanza e il Tar dispendeva la demolizione. A quel punto il comune decideva di far quantificare da un proprio perito le opere in più eseguite e venivano quantificate in circa 80 mila euro. A quel punto quantificava in oltre 90 mila euro onorari da ritardo alla Torre Sant’Ambrogio e quindi di fatto quanto dovuto alla immobiliare veniva annullato dalle penali.

A questo punto della vicenda – ha detto Nicolò Paladino titolare dell’immobiliare – pur di chiudere e avere le agibilità per i proprietari dei 49 appartamenti, ho accettato di fare pari e patta a condizione che il comune concedesse anche il diritto di sottosuolo, visto che l’importo delle maggiori opere secondo da me eseguite ammontavano ad una cifra maggiore degli 80 mila euro stimati dal perito del comune. A riprova della mia buona volontà già nel 2015 consegnavo alla pubblica amministrazione la palazzina alloggi sociali di via Colzani. Sembrava tutto fatto, tant’è che il comune aveva anche collaudato tutte le opere pubbliche e decideva chiudere la lite, ma chiedeva egualmente dei soldi e un’area in cambio dei 100 mq. di diritto di sottosuolo“.

Ha aggiunto l’avvocato Santamaria: “La mia assistita si è sentita ingiustamente sopraffatta e ha deciso di andare fino in fondo con le cause relative alle opere in più. Il Tar ha nominato un perito che le ha riconosciute e quantificato in oltre 148 mila euro che poi il Tar ha riportato in sentenza, mentre non ha riconosciuto le penali al comune. L’immobiliare Sant’Ambrogio, nel frattempo, ha ripresentato le richieste di agibilità, ma il comune non trova più i documenti che il tecnico ha precedentemente depositato, per cui, mancando questi documenti, non si può avere l’agibilità e, al contempo, siccome la convenzione prevede che la palazzina sociale può ottenere l’agibilità solo contestualmente a quelle dei privati, la stessa non è stata ancora assegnata, nonostante il comune l’abbia in carico dal 2015”.

Seregno, “piano Sant’Ambrogio”: l’immobiliare chiede il pagamento

Ora l’immobiliare Sant’Ambrogio è intenzionata a chiedere il pagamento dei 148mila euro, intimando al comune la definizione delle agibilità e chiederà al Commissario ad Acta di definire la cessione del diritto di sottosuolo dei 100 mq. Il comune di Seregno, però, può fare appello per il 148 mila euro, ma la sentenza del Tar di Milano resta immediatamente esecutiva.

Seregno, “piano Sant’Ambrogio”: la palazzina di edilizia popolare

C’è da sperare che dopo questa sentenza la palazzina di edilizia popolare, consegnata e chiusa dal 2015, possa finalmente essere messa a disposizione di tante famiglie seregnesi che hanno presentato domanda di alloggio e sono in attesa da anni, ma soprattutto che le 49 famiglie che occupano l’attiguo complesso residenziale possano beneficiare del certificato di agibilità dei loro appartamenti. Parecchie di queste famiglie che avevano necessità di vendere la loro abitazione per potersi trasferire in altra località finora non l’hanno potuto fare.

Seregno, “piano Sant’Ambrogio”: il sindaco Rossi

Sulla sentenza emessa Tar di Milano “Il Cittadino” ha chiesto al sindaco Alberto Rossi una dichiarazione in proposito: “La sentenza mette un punto fermo in una vecchia situazione, iniziata nel 2013. Il progetto delle opere di urbanizzazione è stato attuato in difformità rispetto al progetto iniziale. Tali modifiche erano state attuate senza adeguare preventivamente e formalmente gli atti. Le difformità dal progetto rendevano non collaudabile l’intero piano tra gli immobili, problema che abbiamo risolto con una delibera di Giunta che ha riconosciuto a posteriori il valore delle modifiche. Il comparto ha per noi una valenza strategica, visto che in esso vi sono anche nove appartamenti da destinare ad alloggi popolari. La sentenza riconosce alla ditta il diritto al rimborso per le maggiori spese sostenute: abbiamo qualche perplessità sulla correttezza della quantificazione di tale rimborso e su questo stiamo conducendo le opportune valutazioni”.