Seregno, la festa della famiglia per i 100 anni di Eugenia Dell’Orto Rossi

Nel primo giorno dell’anno 2022, la seregnese Eugenia Dell’Orto Rossi ha festeggiato i 100 anni. Raccontando diversi aneddoti della sua vita.
La centenaria Eugenia Dell'Orto Rossi tra alcuni figli e nipoti
La centenaria Eugenia Dell’Orto Rossi tra alcuni figli e nipoti

Un’altra centenaria si aggiungere al buon numero di cittadini di Seregno che hanno superato la soglia del secolo. Nel primo giorno dell’anno 2022, Eugenia Dell’Orto Rossi, attorniata dai figli Liviana, 74 anni, Nadia 70 e Marco 67, da dieci nipoti e quattordici pronipoti ha festeggiato in maniera solenne l’importante traguardo.

Eugenia Dell’Orto Rossi, in salute e lucida di mente, ha raccontato di “aver raggiunto una meta che non avrei mai pensato. Il buon Dio è stato generoso con me nel conservarmi sino ad oggi”.

Da giovane e nei primi anni da coniugata ha svolto attività di sarta nella propria casa, come usava a quei tempi. Con l’arrivo dei figli si è dedicata esclusivamente a loro e alla cura della casa. Tra le numerose avventure che le sono occorse durante tutti questi anni un particolare le è rimasto stampato nella mente.

“Erano i primi anni Cinquanta e fresca sposina – ha spiegato – con mio marito Bruno, che aveva appena acquistato una Vespa, siamo andati in gita sul lago di Como. Ci siamo fermati per ammirare il panorama e ne ero rimasta affascinata. Mio marito invece che stravedeva per la sua nuova Vespa ad un certo punto desideroso di restare in sella è partito senza accorgersi di me. Avevo pensato che avesse fatto uno scherzo, invece, è trascorso molto tempo prima che ritornasse a riprendere. Tanto che avevo pensato che mi avesse già piantato. Mio marito s’era accorto solo dopo Cantù che io non c’ero. Quando è ritornato sui suoi passi la mia sfuriata l’hanno ascoltata tutti. Ma poi la nostra vita è proseguita senza più alcun intoppo. Io aveva capito che Vespa l’aveva talmente coinvolto di non ricordarsi più di avere una moglie con sé”.

“Un’altra mia tremenda arrabbiatura che mi ha mandato su tutte le furie – ha proseguito – è stato quando mio figlio Marco giocando in casa con le bocce per imitare suo papà che era un campione nel settore, ha centrato quattro vasi di porcellana che mia figlia Nadia aveva dipinto per me”.

Con tanta nostalgia è poi riandata ai tempi in cui con tutta la famiglia dapprima a bordo di una Giardinetta Fiat e poi sulla Seicento “ci recavamo tutte le domeniche a pescare. Si partiva all’alba per essere tra i primi sulle sponde del lago di Porlezza e di Lugano. Il carniere era sempre pieno di cavedani, o di persico per non dire delle tinche. Pesci che regolarmente regalavamo al ritorno ai nostri parenti”.