Seregno: il Parini capofila della rete nazionale delle scuole dialogiche

Il liceo Parini di Seregno dal mese di settembre è capofila della rete nazionale delle scuole dialogiche. Il dirigente Gianni Trezzi spiega di che cosa si tratta, anche in relazione alla pandemia.
Gianni Trezzi dirigente del liceo umanistico Parini di Seregno
Gianni Trezzi dirigente del liceo umanistico Parini di Seregno Paolo Volonterio

Il liceo Parini di Seregno dal mese di settembre è capofila della rete nazionale delle scuole dialogiche. Gli istituti che finora hanno aderito alla rete sono una ventina, di cui sei in Lombardia tra le provincie di Brescia e Mantova, alcune nel Veneto, altre a Genova. La risposta maggiore l’ha fornita la Sicilia.

A tirare le fila della rete, in qualità di coordinatore, è lo stesso dirigente del Parini, Gianni Trezzi, nominato dai suoi stessi colleghi.

“L’idea è nata nell’ambito del corso di perfezionamento in “pratiche dialogiche nelle organizzazioni complesse-facilitatore del dialogo per team e gruppi” dell’università di Pisa, coordinato dal professor Marco Braghero – ha spiegato Trezzi – un percorso di formazione innovativo al quale ho partecipato tra febbraio e novembre dello scorso anno. A metà del cammino formativo, è apparso evidente che l’efficacia delle pratiche dialogiche potrebbe essere adottata in ambito educativo e con particolare valore a scuola per affrontare tematiche complesse sia a livello emotivo-relazionale, sia a livello organizzativo-gestionale”.

Ha continuato dicendo che “tra gli operatori presenti veniva condiviso che i tempi fossero maturi per mettere al servizio delle scuole che desiderano sperimentare le pratiche dialogiche una rete che avesse un afflato nazionale, aperta ai contributi delle agenzie educative del terzo settore e di altri enti istituzionali”.

Qual è l’aspetto dell’approccio dialogico interessante per le scuole? “È la possibilità – ha risposto Trezzi – di spostare lo sguardo ponendo attenzione sul “processo” in luogo del “prodotto”, ancora di solito al centro dell’azione didattico-educativa degli istituti di ogni ordine e grado. Concentrarsi sul processo invece che sul contenuto-prodotto significa riprendere la chiave pedagogica di Galileo, il padre del moderno metodo scientifico. Quello che conta non è il risultato, ma il percorso che l’ha generato. Galileo può anche avere sbagliato alcune conclusioni, ma ha indicato nel metodo sperimentale lo strumento per creare la soluzione del problema”.

Vale anche per il processo dialogico? “Certo. Non è dirimere, giungere per forza alla soluzione del problema, bensì tollerare l’incertezza e accogliere il pensiero dell’altro senza giudicarlo, rilanciando continuamente il dialogo attraverso domande aperte. Franco Battiato con mirabile sintesi poetica cantava: non domandarmi dove porta la strada, seguila e cammina soltanto”.

“La scuola – ha continuato Trezzi – è stata investita con particolare durezza dalle conseguenze della pandemia, tanto che sia i bambini e gli adolescenti, sia insegnanti e genitori hanno subito negativamente le conseguenze della didattica a distanza e di due anni scolastici vissuti all’insegna dell’elastico. Un’organizzazione come la scuola può contribuire a fare emergere e rinforzare la consapevolezza dell’agire umano attraverso la valorizzazione dell’ascolto e del dialogo, strumenti fondamentali del vivere comunitario”.

E ancora: “Nel prossimo futuro post-pandemico anche e forse soprattutto a scuola ci sarà ancora più bisogno di facilitatori del dialogo autentico che aiutino piccoli e grandi ad affrontare con buona competenza sociale le situazioni problematiche a livello interpersonale e di gruppo, affinché si possa riscoprire il calore della solidarietà, la possibilità di fidarsi dell’altro e trovare insieme almeno un barlume di senso nell’agire umano”.

La rete si è data come obiettivi prioritari: promuovere la conoscenza della rete sul territorio nazionale e aumentare progressivamente il numero delle scuole aderenti; realizzare già nel primo anno di attività occasioni di sensibilizzazione e formazione di qualità nell’ambito delle pratiche dialogiche, aperte a tutti i partner della rete; creare un archivio delle buone pratiche dialogiche da mettere a disposizione di tutte le scuole italiane e delle altre agenzie educative, fornendo inoltre consulenza sui temi inerenti la dialogicità.

Il dirigente Gianni Trezzi, ha così concluso: “Se qualcuno volesse saperne di più sulle pratiche dialogiche sarò lieto di parlarne con voi, perché penso che sarebbe un’ottima opportunità formativa e di crescita umana per docenti, alunni e genitori”.

Paolo Volonterio