Il gruppo degli Alcolisti Anonimi di Seregno, dopo quasi due anni, è tornato ad occupare i locali della sede di Asst del servizio dipendenze alcologia di via Bellini. Locali storici che il gruppo occupa da quasi 40 anni. Per questo rientro, nei giorni scorsi, la quarantina di frequentatori del centro ha fatto festa. Più volte nell’ultimo periodo “Il Cittadino” era venuto in loro soccorso lanciando appelli perché la situazione burocratica si sbloccasse, in virtù delle pressanti esigenze dei frequentatori che avevano urgenza di ritrovarsi in presenza e non più a distanza attraverso le videochiamate.
“ Le nostre pressioni non erano capricci – ha sottolineato il responsabile – ma erano dovute al fatto di avere certezze perché tutti gli appartenente alla sezione sentivano l’urgenza, la necessità di ritrovarsi in presenza. Dall’inizio del coronavirus abbiamo cercato di mantenere i contatti tra noi attraverso le videochiamate ma hanno sortito poco. Tutti noi abbiamo bisogno il contatto diretto in presenza che molto più rassicurante. Ringrazio la direzione della Asst Brianza e in particolare il dottor Antonio Urti, responsabile della comunicazione, che si è adoperato per snellire le procedure burocratiche insorte dall’inizio della pandemia e che ci aveva impedito l’accesso ai locali”.
Da parte sua la Asst ha fatto sapere che non c’era alcun pregiudizio nei confronti degli Alcolisti Anonimi dicendosi soddisfatta del buon esito della vicenda con il ritorno alla concessione dell’uso degli spazi due volta la settimana, per due ore la sera.
“Il rapporto con le associazioni di volontariato – è detto in una nota di Asst – è per noi un valore aggiunto. Tutti si era bloccato per il problema Covid. Adesso manca l’ultimo tassello e cioè firmare la convenzione, in molto tale che ognuno si assuma le proprie responsabilità”.
“In questi ultimi 16 mesi, tutti i giorni ero bersagliato di richieste, tutti spingevano – ha rimarcato il responsabile – ma anch’io avevo le mani legate. Rispondevo agli associati quello che mi dicono dall’Asst. Ricevo quotidianamente almeno tre telefonate di bisogno, un bisogno che non si riusciva a risolvere con l’online, ma solo in presenza. Se non si prova a vivere la difficoltà non si capisce il problema e cosa si vive. Gli alcolisti che prende in carica l’Asst, su 100 casi ne risolve solo l’uno per cento. Tutti gli altri approdano nelle sedi degli Alcolisti Anonimi perché noi siamo meno complicati, e poi non li mandiamo in comunità”.