Seregno: gli studenti del Levi a scuola dalla reporter

Gli studenti di sette quinte classi, di diversi indirizzi, dell’istituto Primo Levi di Seregno hanno incontrato la giornalisa Giusi Fasano.
Levi giornalista Giusi Fasano Viganò e Perelli
Levi giornalista Giusi Fasano Viganò e Perelli

Giusi Fasano, professione reporter. Ucraina ed altri scenari”, è l’argomento affrontato dalla giornalista, in sala Gandini di via XXIV maggio a Seregno, in un incontro promosso e organizzato dal dirigente Massimo Viganò, dell’istituto Primo Levi di via Briantina, martedì 8 novembre, di fronte agli studenti di sette quinte classi, di diversi indirizzi.

Seregno: gli studenti del Levi hanno incontrato Giusi Fasano, cresciuta in città

Giusi Fasano, 58 anni, nata a Sant’Agata d’Esaro, è giunta giovanissima a Seregno, dove vive ancora la sua famiglia d’origine. Lei è rimasta fino al 1989 prima di entrare a far parte della grande famiglia del Corriere della Sera e trasferirsi a Milano. In precedenza sino a 25 anni si era fatta conoscere in città e in Brianza in quanto collaborava con le pagine di un settimanale locale.

In più di 30 anni di cronaca, quasi sempre nera e giudiziaria, ha seguito tante storie bellissime, esaltanti. Spaventose eppure magnifiche, di quelle che arricchiscono, che galleggiano nel mare della memoria, che un giorno, da anziani, si raccontano ai nipotini, sia in Italia che all’estero. All’evento erano presenti anche il sindaco Alberto Rossi e l’assessore all’istruzione Federica Perelli. Il dirigente Viganò ha introdotto la giornalista citando una frase di Pavese sul “senso delle cose”.

Seregno: chi è Giusi Fasano

Giusi Fasano ha iniziato così: “Il senso del giornalismo di oggi è un po’ diverso dal passato perché oggi si è sempre più informati attraverso tutta la moltitudine di social che imperano, dove però ci possono essere informazioni anche un po’ distorte. Il lettore deve avere le cose vere davanti ai suoi occhi non quelle verosimili. Il racconto deve seguire i fatti che accadono, i social sono ipersettari”.

Seregno: Giusi Fasano in Ucraina

Cambiando argomento è passata a raccontare della sua esperienza in Ucraina. “La prima volta sono rimasta due mesi, poi sono ritornata per un altro mese dove sono stata sulla linea del fronte in Ucraina. Ho assistito alla cattura di un giovane russo perché trovato a fare razzie e poi identificato nella città di Bucha. Era un ragazzino con la testa rasata, un ragazzino russo mandato al macello, senza giubbotto antiproiettile di protezione, senza casco, senza nulla, allo sbando. Ero partita con destinazione Polonia per ascoltare testimonianze dei rifugiati sono finita al fronte in Ucraina. Ho visto polacchi, anche persone anziane, arruolarsi nell’esercito ucraino ma anche giovani perché il loro timore più grande e la paura di perdere la libertà. Ho visto gente partire col bastone per affrontare il nemico”.

E ancora: “Sono rimasta profondamente colpita da vecchietta novantenne che si arrampicava sulla scala su un pezzo di muro rimasto in piedi per andare ad issare la bandierina dell’Ucraina, che per lei rappresentava l’orgoglio delal sua nazione. Nei miei racconto ho sempre cercato di essere equilibrata e di raccontare cose vere. In guerra sono tutti degli assassini”.

Seregno: l’inizio della carriera

In una domanda le è stato chiesto come è arrivata al Corriere. Candidamente ha risposto: ”È stato un colpo di fortuna. Ero a Seregno seguivo i lavori del consiglio comunale quando mi si era avvicinata una persona che mi aveva suggerito di presentarmi al Corriere perché cercavano giornalisti. Sono andata. Nel primo colloquio con quello che doveva essere il capo mi ha detto di stendere un pezzo per capire come scrivessi. Quando l’ha letto mi ha risposto lo devi rifare. Qui non siamo al Manifesto, qui siamo al Corriere. Negli anni successivi era morto in carcere il figlio di Ira Furstenberg in carcere a Bangkok e il giornale mi aveva chiesto di intervistare la principessa. L’altro figlio della Furstenberg in conferenza stampa aveva detto che la mamma non se la sentiva di parlare. Casualmente entrando in un caffè avevo ascoltato la conversazione di un signore che poi avevo scoperto essere un conte che al telefono diceva che la sera sarebbe andato a cena con la principessa. Mi sono avvicinata e ho chiesto di aiutarmi a strappare l’intervista. Mi aveva consigliato di trovarmi in quel locale e con una scusa qualsiasi di avvicinarla. Ci sono riuscita e ho mandato l’intervista al giornale, con cui il Corriere aveva aperto. Unica fra tantissimi. Il colpo di fortuna spesso conta molto”.