Nessuna infiltrazione mafiosa negli uffici del municipio di Seregno: la commissione d’indagine incaricata di accertarlo l’ha stabilito un anno fa ma la notizia è trapelata solo un anno dopo. E’ stata annunciata dal sindaco seregnese Alberto Rossi, giovedì 28 marzo, durante una seduta del consiglio comunale dove ha letto uno stralcio di un decreto firmato il 10 maggio 2018 dall’allora ministro dell’interno Marco Minniti e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 23 maggio 2018.
«Considerato che gli elementi complessivamente emersi non presentano la necessaria congruenza rispetto ai requisiti di concretezza, univocità e rilevanza, richiesti dal modello legale di cui al comma 1 del citato articolo 143; visto il comma 7 del richiamato articolo 143, che dispone, nel caso in cui non sussistano i presupposti per lo scioglimento o l’adozione di altri provvedimenti di cui al comma 5, che il ministro dell’Interno, entro tre mesi dalla trasmissione della relazione di cui al comma 3, emani comunque un decreto di conclusione del procedimento; visto il decreto del ministro dell’Interno in data 4 novembre 2009, recante la disciplina delle modalità di pubblicazione del suddetto decreto di conclusione del procedimento; decreta che il procedimento avviato nei confronti del Comune di Seregno, ai sensi dell’articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, numero 267, è concluso».
Questo quanto letto dal sindaco in aula che ha ufficializzato il nulla di fatto prodotto dai lavori della commissione d’indagine che Minniti aveva inviato in città, pochi giorni dopo la bufera giudiziaria che aveva travolto l’amministrazione di centrodestra guidata dal forzista Edoardo Mazza, per accertare eventuali infiltrazioni mafiose nella macchina comunale.
Una novità che ha innescato un giro di interventi molto polemico, appunto perché nessuno, da quel 23 maggio 2018, aveva saputo nulla di questo decreto. «Fanno piacere queste conclusioni – ha commentato il capogruppo della Lega Edoardo Trezzi -. La città non avrebbe dovuto addossarsi l’onta che le è stata scaraventata addosso. Ora forse i dipendenti comunali potranno lavorare con più serenità. Certo, non si può non sottolineare come le elezioni non avrebbero dovuto esserci».
Stupita per la diatriba si è detta Patrizia Bertocchi, capogruppo del Pd: «L’archiviazione era scontata, altrimenti non saremmo andati al voto. Il punto di chiusura dell’affare Seregno ancora non c’è: aspettiamo che la magistratura risolva l’incertezza».
Il sindaco Rossi ha tra l’altro annunciato una richiesta di accesso agli atti alla Prefettura di Monza e Brianza, per avere la relazione del prefetto Giovanna Vilasi, oggi in pensione, ancora non in possesso del Comune di Seregno, che potrebbe però anche non essere soddisfatta per esigenze di riservatezza legate alle altre indagini in corso.