Primo momento di confronto tra gli studenti del liceo Parini di Seregno e il dirigente scolastico Gianni Trezzi, dopo l’episodio di cronaca che ha regalato all’istituto, suo malgrado, una ribalta nazionale, a causa dell’aggressione da parte di un giovane frequentatore subita mercoledì 15 gennaio, nella succursale di viale Tiziano, da un’insegnante, che da allora non ha ancora ripreso servizio. L’occasione l’ha fornita un’assemblea promossa dagli studenti stessi, che giovedì 23 gennaio si sono ritrovati nella sede principale di via Gramsci, dove già il giorno precedente erano stati appesi striscioni che contestavano l’omertà sul caso.
Liceo Parini: i motivi della mobilitazione degli studenti
«Siamo stati costretti a forzare la situazione – ha raccontato a consuntivo Ouail Baktaoui, rappresentante d’istituto degli studenti per la sede di viale Tiziano, affiancato dai rappresentanti d’istituto delle sedi di via Gramsci e di Lissone – ma alla fine abbiamo ottenuto il dialogo auspicato. Abbiamo in primo luogo ribadito la nostra solidarietà alla docente e chiesto al dirigente garanzie in chiave sicurezza. Il Parini del resto è sempre stato un’oasi di serenità. Ci dispiace aver creato scompiglio, ma finora eravamo stati semplicemente liquidati con una mail, che ha ottenuto l’effetto contrario a quello sperato».
L’approfondimento è in seguito proseguito: «In questi giorni, ci sembra che sia passato il messaggio che il preside prima avrebbe parlato con televisioni e giornali e poi con noi studenti, che siamo la comunità del liceo. Anche da parte di qualche docente c’è stata una certa reticenza al confronto, forse per paura di possibili ripercussioni successive. È stata data la precedenza all’immagine della scuola, prima che al necessario chiarimento su quanto di grave si è verificato». La chiosa si è concentrata su un aspetto importante: «Noi studenti non abbiamo i mezzi per giudicare, ma ci siamo chiesti perché questo ragazzo, la cui fragilità era conosciuta, sia stato inserito nell’unico plesso del liceo che non dispone degli spazi necessari per affrontare dal punto di vista educativo le problematiche con cui convive. Il dirigente ci ha spiegato che si è provato a fare qualcosa, ma che non c’è stato il tempo necessario per ottenere un risultato».
Liceo Parini: la replica del dirigente scolastico
Chiamato ripetutamente in causa, il dirigente Gianni Trezzi, figura che è sempre stata molto apprezzata nel mondo scolastico a livello brianzolo, ha chiarito la sua posizione: «Ammetto che la comunicazione da parte mia sia stata sbagliata. Fatte salve le ovvie esigenze di riservatezza che la questione esige, ho pensato di prendermi qualche giorno di tempo, per raccogliere le informazioni da inviare alla procura della Repubblica per i minorenni. Essendo un boomer, non ho valutato a dovere però che, nell’epoca dei social network, qualche giorno possa anche essere un’eternità. Non c’è stata però un’intenzione di nascondere nulla. Ieri si è riunito il consiglio di classe, mentre nelle prossime settimane sarà calendarizzato il consiglio d’istituto». Trezzi ha concluso parlando dei protagonisti della vicenda: «L’insegnante è ancora a casa. Le serve tempo per riprendersi a livello psicologico. Il ragazzo è stato ritirato dalla scuola da parte dei suoi genitori e vive uno stato di prostrazione».