Seregno, chiude lo storico bar Trezzi: Santa Valeria perde un punto di riferimento

La serranda sarà abbassata per l'ultima volta domenica 31 dicembre. L'amministrazione comunale ed il comitato di quartiere hanno salutato le titolari
Il momento del saluto ufficiale

Un pizzico di emozione, tanto evidente quanto inevitabile, ha caratterizzato mercoledì 27 dicembre il saluto ufficiale da parte dell’amministrazione comunale di Seregno e del comitato di quartiere Santa Valeria a Stefania, Doriana e Nadia Riva, le titolari del bar Trezzi di viale Santuario, proprio di fronte al santuario di Santa Valeria, che domenica 31 dicembre, in serata, abbasseranno per l’ultima volta la serranda del loro esercizio. La chiusura dell’attività arriverà in coda ad una storia durata addirittura 55 anni. Il momento di commiato è stato caratterizzato dalla presenza di Elena Galbiati, assessore allo sviluppo economico, e di una rappresentanza del direttivo del comitato di quartiere di Santa Valeria, capitanata dalla presidente Veronica Fumagalli. Galbiati, che ha consegnato alle proprietarie una targa a ricordo, ha poi ringraziato il comitato «per l’iniziativa», mentre Fumagalli ha sottolineato come «qui per me è una seconda casa, vista l’abitudine di venire tutti i giorni per la colazione».

Bar Trezzi: le titolari spiegano i motivi della chiusura

Il coinvolgimento emotivo non ha quindi impedito alle sorelle Riva di spiegare il passaggio, vissuto con dispiacere dai tanti clienti affezionati, molti dei quali vedevano nel bar un riferimento quotidiano, dove trovarsi per scambiare quattro chiacchiere con gli amici o per giocare a carte, un po’ come accade spesso per attività che, grazie all’umiltà ed alla disponibilità di chi le conduce, diventano parti integranti della vita di un quartiere, con gli utenti che alla fine danno quasi per scontata la loro prosecuzione all’infinito. «Abbiamo scelto di chiudere -hanno confidato le titolari-, dopo un paio di anni di riflessione. Il bar è stato ed è la nostra vita dal punto di vista lavorativo, ma ormai era diventato impossibile conciliare le sue esigenze con quelle familiari». Il perché è presto illustrato: «La nostra giornata è sempre cominciata molto presto, all’alba, e si è sempre protratta fino a mezzanotte ed oltre. Un ritmo massacrante, che alla fine ci ha portate alla decisione di chiudere».