Con l’omaggio floreale e la processione alla statua della Madonnina dell’omonimo piazzale per l’affidamento a Maria della città, giovedì sera, sotto un cielo minaccioso di pioggia e nuvole nere, è stata ufficialmente aperta la sagra di Santa Valeria a Seregno, in programma fino al 30 aprile, il tutto nel rispetto della tradizione che vuole la sagra più volte bagnata nello svilupparsi dei suoi giorni.
IL PROGRAMMA
La sagra 2019
Musica e spettacoli
Sul posto il sindaco Alberto Rossi che a nome della città ha deposto un cesto di fiori. In santuario monsignor Bruno Molinari che ha presieduto la processione con i sacerdoti Giuseppe Colombo e Renato Mariani. È seguita l’inaugurazione dei numerosi stand della sagra, della 41esima mostra collettiva di pittura, del mercatino “nostalgia del passato”, della pesca di beneficenza fino alla “Pagoda della solidarietà” allestita in favore di don Luciano Mariani, il seregnese missionario in Madagascar.
Ad intrattenere il folto pubblico presente negli spazi di via Piave lo spettacolo gospel con i “Rejoice gospel choir”. Mentre venerdì (ore 21.30) è in programma il tributo ai Blues Brothers.
Sabato alle 18.30, messa celebrata dal prevosto Molinari e i canti della cappella Santa Cecilia della basilica san Giuseppe; alle 21.30, tributo ai Queen con la band “Mercury legacy”.
Domenica è il giorno della festa liturgica di Santa Valeria, alle 11, messa solenne celebrata da don Renato Mariani, che ricorda il 50mo di ordinazione sacerdotale, accompagnato alla corale del santuario; alle 16, messa di don Paolo Confalonieri nei 5 anni di sacerdozio e alle 18.30 anche don Mauro Mascheroni ricorderà nell’eucaristia il 25mo di ordinazione; seguirà alle 20.30 in santuario “Testimoni di vie giovani” con don Claudio Burgio e l’associazione Kayròs, mentre alle 21.30, “Tributo italiano” con l’Italian party band.
Lunedì 29 e martedì 30, sono i due giorni tipici della sagra con le numerosissime bancarelle a corona del santuario che espongono ogni genere di mercanzia, dai fiori, agli animali domestici all’abbigliamento, all’immancabile “firun” di castagne, fino al classico torrone.