Seregno: addio all’oblato fra Silvestro Longoni

La comunità dei monaci benedettini olivetani dell’abbazia san Benedetto di Seregno ha perso fra Silvestro Longoni.
Fra Silvestro Longoni
Fra Silvestro Longoni

La comunità dei monaci benedettini olivetani dell’abbazia san Benedetto di Seregno ha perso un altro componente. In una camera del reparto di medicina dell’ospedale Papa Pio XI di Desio, dov’era ricoverato dal 4 giugno, nella mattinata di lunedì 20 giugno, si è spento, a seguito di scompenso cardiaco, fra Silvestro Longoni. La liturgia di suffragio è in programma mercoledì 22 giugno, alle 15, nella chiesa abbaziale di via Stefano, le sue spoglie troveranno riposo nel camposanto di Paina.

Seregno: fra Silvestro Longoni, chi è un oblato

Silvestro Longoni, 91 anni, era un oblato e per 50 anni ha svolto attività sociale e spirituale all’interno della badia di via Stefano. Era la persona più avanti in età di tutta la comunità. L’oblato è una forma particolare di monachesimo. Oblatus significa offerto e offrire, come aveva spiegato san Benedetto nella regola, “vuol dire dare, regalare, consacrare”. Oggi oblato può essere qualunque fedele che intenda inquadrare la propria attività sociale e spirituale all’attività del monastero. Fa parte della famiglia monastica in comunione di merito e perfezione, in scesi di santità e di grazia.

Seregno: chi era fra Silvestro Longoni

Silvestro Longoni era nato a Paina di Giussano il 5 agosto 1930, figlio unico di Margherita e Attilio, ha frequentato le elementari a Paina e al collegio Volta di Lecco, medie e liceo classico, quindi laurea in giurisprudenza alla Cattolica di Milano. Ha iniziato l’attività lavorativa dal cugino Franco Samandi che aveva uno studio legale sia a Milano che a Seregno in via Umberto. Successivamente passava nello studio legale dell’avvocato Invernizzi alla Star di Agrate Brianza. Ad un certo punto della sua vita, a 40 anni, prendeva una decisione impegnativa. Per un desiderio interiore di vita tranquilla, bussava alla porta del monastero dei benedettini di Monte Oliveto per passare, poi, a quello di Seregno accolto dall’allora abate Filiberto Ilari.

Seregno: «Guarda in alto, c’è sempre un angolino di azzurro»

Longoni aveva raccontato : “I miei genitori erano in disaccordo tra loro, già nei primi anni della mia vita, tanto che vivevo con la mamma. Avevo 3 anni quando lo zio Ambrogio, fratello di mia mamma, passando davanti al negozio di mio papà che gestiva una salumeria-osteria a Paina, seduto sul suo biroccio con a fianco mia mamma, gridava a mio papà “tel chi el to bagaj”. Papà corse verso il calesse e mi strappo dalle braccia della mamma nascondendomi in una botola del cortile. Con la mamma che strillava come un’ossessa. La ricerca da parte della polizia non ebbe esito. Dopo pochi giorni, dei parenti mi portarono a Malgrate in casa di una famiglia amica, la signora Maria, fino a 5 anni. Poi ho vissuto con gli zii paterni Roberta e Giuseppe”. Fino a cinque anni fa, in monastero, si era sempre occupato del botteghino di prodotti vari e della portineria. Era solito ripetere alle persone che riceveva al botteghino e vedeva tristi e sconsolate: “Guarda in alto perché un angolino di azzurro esiste sempre per te”. Ha trascorso una vita molta retta, un religioso di grande fede, la recita del rosario era il suo passatempo.