Cinque anni fa avevano identificato un gene alla base della crescita di leucemie mieloidi (acute e croniche) tanto che il loro studio fu pubblicato sulla rivista “Nature Genetics”. Oggi il gruppo di ricerca diretto dal professor Carlo Gambacorti-Passerini, professore di Ematologia all’Università di Milano-Bicocca e direttore dell’Unità di Ematologia presso l’Ospedale San Gerardo di Monza (con il coinvolgimento di oltre dieci ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca, di numerosi collaboratori da altri Atenei italiani, francesi, finlandesi e il finanziamento da parte dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) ha scoperto può anche causare la sindrome di Schinzel-Giedion, in grado di danneggiare quasi tutti gli organi del corpo.
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La nuova ricerca è stata appena pubblicata sulla rivista “Nature Communications” e sarà presentata in sessione plenaria a Stoccolma al congresso dell’Associazione europea di Ematologia il 17 giugno.
«Ciò che si sapeva fino ad ora – commenta il professor Gambacorti-Passerini – era solamente che la proteina SETBP1 portava al blocco di un’altra proteina, nota come PP2A, attraverso interazioni proteina-proteina. In realtà, la funzione globale di questo gene è diversa e molto più complessa».
Il tutto è nato dall’osservazione che la proteina Setbp1 umana era in grado di legare il Dna, proprietà fino a quel momento sconosciuta: questa scoperta ha portato all’uso dei big data e di complesse tecniche di Next Generation Sequencing (NGS) grazie alle quali il dottor Rocco Piazza, ricercatore del gruppo ed esperto di NGS, ha potuto ricostruire il complesso di proteine che portano non solo al legame con il Dna, ma anche e soprattutto alla sua trascrizione. Setbp1 causa la trascrizione dei geni a cui si lega e, quando è mutato, i suoi livelli aumentano, così come quelli dei geni che regola.
Da oggi Setbp1 può essere considerato un gene in grado di cambiare la trascrizione di altri geni: è cioè coinvolto in quello che è denominato il “controllo epigenetico della trascrizione genica”.
«Questo fatto, oltre ad avere importanti ricadute per le nostre conoscenze sul funzionamento dei geni – conclude Carlo Gambacorti-Passerini – può anche avere conseguenze terapeutiche, dato che esistono farmaci in grado di modificare questa “disregolazone” che potrebbero quindi essere utilizzati in pazienti affetti da leucemie con mutazione di Setbp1. Ovviamente molta strada va ancora fatta in questa direzione».