I temi in gioco nel referendum del 12 giugno sono molto complicati e i quesiti non convincono: il senatore democratico Roberto Rampi sintetizza in poche parole la freddezza del suo partito sulla consultazione. I vertici del Pd, Enrico Letta compreso, sono orientati a esprimere cinque no ma hanno lasciato libertà di scelta agli iscritti.
Referendum 12 giugno, Rampi (Pd): «Sì alle riforme, ma con altri metodi»
«Lo strumento referendario – commenta Rampi – ha il limite di essere solo abrogativo e quando si tira un tratto di penna su una legge non si sa quali effetti si potrebbero generare».
Il rischio, insomma, è che il vuoto normativo possa produrre danni: «Anche noi – spiega – siamo favorevoli alla riforma del Csm, ma non riteniamo che i referendum possano migliorare la situazione. Si dice che la magistratura sia politicizzata, ma il vero problema della giustizia non va ricercato nell’appartenenza politica: è dovuto ai meccanismi farraginosi e alla lentezza dei processi che si trascinano anche per sei-otto anni. In Italia, oltretutto, si è creato un sistema per il quale l’avviso di garanzia si è trasformato in una condanna e l’indagato deve dimostrare la propria innocenza».
L’impianto, aggiunge, andrebbe snellito prevedendo la celebrazione dei processi solo per i reati più gravi tra cui quelli contro la persona e il patrimonio.
«La politica – avverte il parlamentare – deve essere capace di fare la sua parte: il referendum non è una petizione online e modificando la legge in questa maniera si rischia che non funzioni più nulla».
Referendum 12 giugno, tre no ai quesiti sulla magistratura e i dubbi sugli altri
Il democratico voterà no sui tre quesiti sulla magistratura mentre valuterà come esprimersi su quelli che chiedono l’abrogazione della legge Severino e della carcerazione cautelare in caso di pericolo di reiterazione del reato: «Fino all’ultimo rifletterò se votare sì – afferma – la Severino ha bisogno di qualche aggiustamento perché ha dimostrato di avere dei limiti. In più occasioni amministratori locali sono stati sospesi per poi essere scagionati anni dopo. È indispensabile una riflessione anche sulla carcerazione preventiva: le interdittive sono necessarie per i reati violenti ma ci sono persone che vengono detenute per mesi, o addirittura per anni, per reati minori prima di essere processate».
Referendum 12 giugno, Corbetta (M5S) tiepido
Il dibattito non appassiona il suo collega di parlamento pentastellato Gianmarco Corbetta: «Il referendum è uno strumento importante – nota – ma questi quesiti non rappresentano una priorità per il nostro movimento. Nei prossimi giorni decideremo se fornire qualche indicazione di voto agli elettori: finora non abbiamo ritenuto di doverci impegnare nella campagna»