C’è pure chi ha parlato di incrementi improvvisi, una specie di colpo a tradimento ai danni di bilanci famigliari già messi sotto pressione da sequenze interminabili di aumenti, non sempre giustificati. Ma l’aumento delle retribuzioni del lavoro domestico, in realtà, non è stato la conseguenza di eventi imprevedibili. Un’altra questione è, ovviamente, la violenta impennata dell’inflazione che ha ridotto il potere d’acquisto di stipendi e pensioni. Questo “taglio” nascosto può aver inevitabilmente messo in difficoltà le famiglie che hanno assunto una badante per accudire una persona anziana, spesso non autosufficiente.
Aumenti per lavoratori domestici: adeguamento retributivo
Ma gli aumenti diventati effettivi a inizio d’anno sono, comunque, la prevedibile conseguenza di un meccanismo di adeguamento retributivo, riconosciuto dalle controparti. In base all’articolo 38 del contratto collettivo nazionale del lavoro domestico, sottoscritto da Fidaldo, Domina e da Cgil, Cisl, Uil, Federcolf, ogni anno al 20 dicembre le organizzazioni dei datori e dei lavoratori si riuniscono al Ministero del Lavoro per decidere gli aumenti dei minimi salariali per un massimo di 3 incontri. Se al termine di questi incontri non si trova l’accordo, scatta un aumento automatico dell’80% dell’inflazione registrata al 30 novembre.
“Una badante da gennaio 2023 guadagna 1.120 euro”
«Quest’anno a gennaio 2023 – spiega Erika Volpi, responsabile filiale Caaf Cgil Monza Brianza – c’è stato l’aumento automatico che si è rivelato del 9,2% medio. Ciò vuol dire che una famiglia che aveva alle sue dipendenze un’assistente famigliare (badante Livello CS) convivente, ha visto un aumento a gennaio 2023 di 94,42 euro mensili che, rapportati alle 1026,34 euro dello scorso anno, sono appunto un 9,20% in più. Mensilmente, quindi, un’assistente famigliare per persona non autosufficiente (badante Livello CS), da gennaio 2023 guadagna 1120,76 euro, escluso il vitto e l’alloggio che usufruisce in natura e monetariamente quando si assenta per ferie. Perciò una famiglia può vedere aumentare il costo annuale di una lavoratrice dai 17.177 euro del 2022 ai 18.752 euro del 2023».
Una baby sitter non convivente 20 ore 605 euro mensili
Anche una baby sitter (Livello BS) non convivente a 20 ore settimanali riceverà, con gli aumenti scattati da gennaio, 605,33 euro medi mensili rispetto ai 554,67 euro dell’anno scorso, con un aumento medio del 9,13%. Una colf (Livello B), sempre a 20 ore settimanali, è passata dalle 522,60 euro del 2022 a uno stipendio mensile medio di euro 569,83, con un aumento medio pari al 9,04%.
Caaf Cgil: ” Un aumento meritato per il duro lavoro e l’inflazione”
«Questa crescita salariale è una buona notizia per i lavoratori domestici. La meritano per il loro duro lavoro e per l’incidenza dell’inflazione, che scontano come tutti i cittadini. Dall’altro lato, però, si trovano le famiglie che assumono lavoratori domestici. Si tratta spesso di pensionati che si devono fare aiutare dai figli. Gli aiuti e gli sgravi dallo Stato italiano, intanto, sono pochi». L’ufficio Colf Badanti della filiale di Monza del Caaf Cgil segue annualmente i rapporti lavorativi di 300 persone. Il 33% dei datori di lavoro che si rivolge allo sportello Cgil assume badanti conviventi con il massimo delle ore settimanali, cioè 54. L’utenza è composta da un 28% di colf (Livello B), mentre per il 72% è formata da badanti (Livelli BS – CS – DS). «Finora – conclude Erika Volpi – non ci sono stati licenziamenti a causa dei recenti aumenti retributivi».
Lavoratori domestici, quanti sono in Brianza
Sono ormai una componente indispensabile nel meccanismo di gestione di tante famiglie, in tutta Italia. Nella sola Lombardia, gli addetti al lavoro domestico sono circa 158mila. In Brianza è ipotizzabile una cifra intorno alle 6mila persone. Il rapporto che si instaura è di lavoro subordinato tra un datore di lavoro, al 99% un privato cittadino, e un lavoratore dipendente, per la maggior parte straniero. Questo è un comparto caratterizzato dalla marcata presenza femminile: l’84,9% dei lavoratori sono donne, mentre solo il 15,1% sono uomini. Agli uffici della Filcams Cgil di Monza Brianza si rivolgono mediamente ogni anno circa 200 persone occupate nel settore. Gli uomini sono una decina.
Filcams Cgil: “Dalle istituzioni poche attenzioni per questi lavoratori”
«In passato – commenta Laura Lautieri, segretaria Filcams Cgil Monza Brianza – c’era anche chi assumeva una persona per 24 ore settimanali. In realtà, però, l’orario di lavoro era di 54 ore. Ma ora la situazione è cambiata, c’è una maggiore attenzione ai contratti. Tante famiglie sono sempre più consapevoli dell’importanza che ormai ricoprono colf e badanti. Tra chi svolge questa attività, c’è anche chi ha perso il posto in un altro ambito e chi ha iniziato accudendo la vicina di casa. Ma resta il fatto che le istituzioni hanno finora avuto una scarsa attenzione verso queste lavoratrici e questi lavoratori, malgrado svolgano un servizio di fondamentale importanza per l’organizzazione delle famiglie e della società. Sarebbero necessari investimenti mirati per evitare che le spese per cura e assistenza ricadano solo sulle spalle delle famiglie. Servirebbe l’impiego di risorse nazionali anche per favorire l’emersione del lavoro irregolare.»