È scontro sulla qualità dell’aria in Lombardia. L’indagine Mal’Aria 2019 di Legambiente sull’inquinamento atmosferico ha messo ai primi tre posti Brescia, Lodi e Monza, con 140 giorni nel 2018 oltre i limiti di Pm 10 o ozono, in un anno definito “da codice rosso”.
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Non secondo l’assessore regionale all’Ambiente e clima, Raffaele Cattaneo, che mercoledì ha presentato un’altra analisi dei dati dell’aria che ha rivelato concentrazioni medie delle polveri sottili ridotte del 34% (rispettando il limite dei 40 microgrammi per metro cubo), numero di giorni di superamento diminuito del 59% nel periodo dal 2005 al 2018 (media regionale da 120 giorni a 40) e giorni di superamenti dei limiti ridotti in tutti i capoluoghi lombardi. Perché, dice, “il rapporto ‘Malaria’ analizzasolo due dati, Pm 10 e ozono, ma gli inquinanti sono molti di più. L’insieme dei dati, certificati ed elaborati da Arpa, dimostra che, in Lombardia, la qualità dell’aria è complessivamente migliorata perchè alcuni inquinanti, dei quali oggi ‘stranamente’ nessuno parla, sono stati sconfitti. E guarda caso sono quelli che avevano l’impatto maggiore sulla salute dei cittadini: il benzene, il monossido di carbonio (mai andati oltre il 25% del valore limite) e lo zolfo”.
E poi: “I dati analizzati ci dicono che il trend è in miglioramento: questo è il segno che negli ultimi anni le politiche messe in campo da Regione Lombardia, in accordo con gli enti locali del territorio, stanno producendo i risultati sperati. Chi si limita a dare un dato come fosse uno spot senza tenere presente i valori – più alti – che aveva in passato non fa una buona e corretta informazione”.
Lo dice anche a proposito dell’ozono per cui “le norme non fissano un limite massimo, ma uno di obiettivo. Non è prodotto da agenti emissivi, ma da ricombinazioni di altre componenti in atmosfera. Nell’ultimo triennio si è riscontrato un aumento il cui risultato è determinato dalla diminuzione di altri inquinanti come gli Nox”.
I dati della Regione infine hanno evidenziato come in Lombardia “la riduzione media annuale nel periodo 2000-2014 in tutte le stazioni è stata più del doppio rispetto alla media europea. Nei capoluoghi di provincia le concentrazioni medie annue e il numero di superamenti di Pm 10 più bassi sono stati registrati a Sondrio, Lecco e Varese. Le maggiori riduzioni dal 2005 per le concentrazioni medie si sono verificate a Sondrio (-46%), Mantova (-43%), Lodi (-41%) e Monza (-40%), mentre per il numero di superamenti Sondrio (-88%), Mantova (-78%), Monza (-72%), Brescia (-69%)”.
Monza sta con la Regione: “Il dato fornito da Legambiente – ha commentato l’assessore all’Ambiente Martina Sassoli – deve essere letto in maniera corretta: sul totale, sono 51 i giorni in cui si è registrato uno sforamento da Pm10. Da questo punto di vista, rispetto al passato, quando si sono registrati anche 80 giorni di sforamento, la diminuzione è netta”.
L’amministrazione chiede “con forza a regione Lombardia di intervenire in un’ottica collegiale. Un problema del genere non può essere affrontato singolarmente”.
Legambiente non ci sta. E risponde: “Questa mattina in Regione Lombardia l’assessore all’Ambiente Raffaele Cattaneo ha replicato ai dati contenuti nel dossier nazionale Mal’aria 2019 presentato ieri da Legambiente Onlus sviando l’attenzione sui trend di decrescita dei parametri. Non inganniamo i cittadini! I dati sono chiari: rispetto ai 35 giorni di superamento concessi dalle norme europee di Pm 10, 8 capoluoghi lombardi su 12 sono fuori limite. Il ritardo della Lombardia ad attuare le politiche che in altri Paesi europei hanno consentito di raggiungere livelli di qualità dell’aria incomparabilmente migliori, è indubbio. Chi non fa corretta informazione?”.