L’acqua che sgorga dai rubinetti brianzoli non contiene tracce di composti farmaceutici, del diserbante glifosate e di sostanze perfluoroalchiliche, ovvero i Pfas utilizzati in numerosi processi industriali che hanno inquinato le falde di alcuni territori veneti. La rassicurazione arriva dai ricercatori dell’Irsa, l’Istituto di ricerca sulle acque del Cnr, che dal 2015 collabora con Brianzacque nella conduzione di analisi volontarie, non previste dalla legge, alla ricerca di microinquinanti emergenti i cui effetti sulla salute restano da approfondire.
«Abbiamo investito – spiega il presidente di Brianzacque Enrico Boerci – 800.000 euro per acquistare strumenti sofisticati tra cui spettrometri di massa ad alta risoluzione collegati a cromatografi liquidi e gascromatografi. In tre anni abbiamo effettuato 1.800 campionamenti oltre a quelli richiesti dalle normative: l’acqua è sempre stata valutata sicura dal punto di vista tossicologico dai tecnici del Cnr di Brugherio» anche nei casi in cui, prima della potabilizzazione, sono state rilevate tracce di inquinanti.
Si trattava di diserbanti impiegati in passato quando, precisano gli esperti dei laboratori dell’azienda che gestisce il servizio idrico integrato nella provincia di Monza, la coscienza ambientale era meno diffusa.
«La strumentazione di Brianzacque – afferma Stefano Polesello, responsabile dell’Irsa di Brugherio – è all’avanguardia a livello europeo ed è seconda solo a quella dell’Olanda. La società è stata lungimirante e coraggiosa: noi beviamo tutto quello che utilizziamo. Proprio per questo, nel potenziare i controlli, ha corso il rischio di individuare sostanze nocive».
I progetti sono stati varati con la benedizione dell’Ato, l’organismo che controlla il programma di investimenti e le tariffe applicate tramite le bollette. «Dal 2014 – dichiara il vicepresidente Roberto Borin – cooperiamo per migliorare il servizio fornito ai cittadini».
La bontà dell’operato, commentano con orgoglio i tecnici della partecipata pubblica, è confermata dal fatto che in dieci anni l’erogazione attraverso 55 acquedotti non è mai stata bloccata da ordinanze di non potabilità.
La collaborazione tra l’azienda e il Cnr sfocerà in due nuovi progetti: i ricercatori, che potranno contare su un finanziamento della Regione, valuteranno gli effetti positivi dei tetti verdi nell’abbattere gli inquinanti nell’aria e nel limitare i danni e gli allagamenti causati dalle piogge intense. Monitoreranno, inoltre, i reflui che confluiscono al depuratore di Vimercate con l’obiettivo di sperimentare un modello di gestione più efficiente dei sistemi di depurazione mediante l’utilizzo di tecnologie innovative.