Profugo trova un portafogli a Villasanta e lo restituisce ai carabinieri

Ousman Sacko, profugo 26enne in attesa dello status di rifugiato, vede un portafogli per strada e lo consegna ai carabinieri: «È stata una cosa normale restituire ciò che avevo trovato»
Ousman Sacko, 26enne profugo in attesa dello status di rifugiato
Ousman Sacko, 26enne profugo in attesa dello status di rifugiato Valeria Pinoia

Abitano in città da oltre un anno, ma in giro a Villasanta si vedono poco. Qualche passeggiata in centro, il corso di italiano e il resto del tempo a casa, negli appartamenti privati pagati dallo Stato. Sono i richiedenti asilo africani, 15 in tutto, gente con storie incredibili alle spalle che però restano sconosciute. Oggi invece uno dei giovani che abita in via Da Vinci si guadagna le luci dei riflettori per un piccolo gesto che nelle sue condizioni di profugo assume una sfumatura di significato in più. Quando quel 26enne del Mali senza famiglia, senza lavoro e lontano dalla sua patria ha trovato per strada un portafogli, non ha esitato un attimo a riconsegnarlo al legittimo proprietario.

«Non conosco bene Villasanta -ha spiegato Ousman Sacko in un italiano faticoso ma comprensibile, imparato al corso- quindi sono andato dai carabinieri e l’ho dato a loro. È normale riconsegnare un portafoglio». Ha dato solo un’occhiata alla carta di identità e ha visto che si trattava di una donna che certamente avrà tirato un sospiro di sollievo nel ritrovare documenti e soldi. Merito dei ragazzo del Mali che viaggiava a piedi lungo la strada per Monza e che ha notato a terra l’oggetto. Caso vuole che la persona titolare del borsellino sia quasi una vicina di casa per Ousman, anche lei residente nella zona di Sant’Alessandro.

Il 26enne non l’ha mai conosciuta, d’altra parte i contatti con il territorio sono ridotti all’osso. «Fare amicizia con persone italiane non è facile -dice con un filo di rammarico- stiamo soprattutto tra noi. L’unico momento in cui parliamo con italiani è quando andiamo al parco e giochiamo a pallone insieme agli altri». Ousman invece sogna di poter ottenere il riconoscimento delle condizioni di rifugiato e di trovare finalmente un lavoro. Solo però se fosse possibile farsi raggiungere dalla sua fidanzata rimasta in Mali. È l’unico affetto che gli rimane dopo la morte dei suoi familiari nella guerra civile.

«In Mali la guerra c’è sempre -spiega- e se finisce, poi ne inizia un’altra. Però, se la mia fidanzata non potrà raggiungermi, tornerò là da lei”. Non gli interessa viaggiare, vedere il mare o raggiungere qualche Eldorado europeo, vorrebbe solo un lavoro, di qualunque genere. “In Mali facevo il commerciante di abiti e l’agricoltore -dice- ma va bene tutto». Va bene tutto a un ragazzo di 26 anni che ha trascorso 8 giorni senza mangiare per raggiungere la Libia e saltare su un barcone. Gli basta la fidanzata, un lavoro vero e una vita nella pace.